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Io tifo Rourke.
di serpico ultimo aggiornamento
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Io tifo Rourke.

Poche volte come quest'anno la cinquina dei migliori attori in gara per l'Oscar è stata di così alto livello: cinque grandi interpretezioni, cinque possibili vincitori, tutti e cinque degni di portarsi a casa la statuetta. C'è il Brad Pitt di "Benjamin Button", i cui occhi teneri e malinconici sono inconfondibili anche sotto chili di lattice. C'è Frank Langella, "che sembra più Nixon del vero Nixon" come qualcuno ha scritto. C'è Richard Jenkins, straordinario "uomo qualunque" che s'improvvisa paladino di una giusta causa ne "L'ospite inatteso". C'è, naturalmente, l'immenso Sean Penn che si immedesima in "Milk" a tal punto da sovrapporsi a quello vero per intensità ed efficacia. E, infine, c'è anche un signore che... a differenza degli altri quattro non recita ma "vive" dentro il suo film, intepretando praticamente se stesso in una specie di reality-show dove la cinepresa è sempre puntata su di lui. Questo signore è Mickey Rourke, che in "The Wrestler" è semplicemente commovente... sfido chiunque di voi a non tirar fuori il fazzoletto sul "volo d'angelo" che chiude il film... Non può, infatti, non venirvi un tuffo al cuore mentre la macchina da presa segue, impietosa, le vicende di questo ex-campione caduto in disgrazia che, toccato il fondo, cerca di risalire la china mantenendo la sua dignità. Rourke compare in scena prima in penombra, di spalle, poi piano piano l'obiettivo si stringe fino a mostrarci il suo fisico imbarazzante, grasso, bolso, sfatto e... "fatto" di qualsiasi cosa (scusate il gioco di parole). "Sono solo un mucchio di carne maciullata", dice Mickey/"Randy The Ram". Una montagna di muscoli gonfiati che devono adattarsi alle situazioni più umili: affettare formaggi al supermercato oppure stare seduto a un banchetto vendendo autografi a cinque dollari. Qualcuno lo ha paragonato subito a "Rocky", ma le due storie non potrebbero essere più diverse: mentre Rocky è la classica trasposizione del Sogno Americano, il poveraccio a cui viene data la famosa "possibilità", Randy "The Ram" è semplicemente uno-che-non-ce-l'ha-fatta, un fallito, un fenomeno da baraccone che cerca di rifarsi una vita "normale". Vengono i brividi sapendo che la storia a cui stiamo assistendo è terribilmente vera: il sorriso di Mickey Rourke alla premiazione al Festival di Venezia la diceva lunga: io, malgrado tutto, sono qui. Sono vivo. E io domani sera tiferò per lui.

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