Di altra estrazione narrativa è l'opera di Robert Aldrich.Il contesto Hollywoodiano fa sì che anche il cinema stesso si metta alle spalle il buio.Imprevedibile,nostalgico,sostanzialmente insostenibile.Davis da urlo.
Non sempre si è responsabili di sè stessi,Reiner Werner Fassbinder ce lo mostra concretizzando le ferite dell'anima.L'ambientazione è di una freddezza esplicita,quasi asfissiante.La ripresa finale è lucida,e in questo caso più che mai,crudele.
Occorre dire subito che su questo film gravano molti pregiudizi,a partire dal suo autore:Dario Argento.Tipico esempio d'incontro fra horror splatter e cinema d'autore.Perplesso,influenzabile,di un gusto per il terrore irripetibile.
Correvano i primi anni novanta.Correvano paure a sinistra,pensieri a destra.Correva un film,quello di Jonathan Demme,il suo capolavoro.Nella sua radicale alterità,nella sua incessante inquietezza.Quella di tutti.Spaventosamente di tutti.
Con Kate Winslet, Christopher Eccleston, James Nesbitt, Liam Cunningham
Rigoroso e poco appariscente,eversivo e a tratti quasi proibitivo.Siamo nel lato oscuro dell'amore,quello dipinto nero su nero da Micheal Winterbottom.
Al contrario di molti Lynch ha sempre qualcosa di indistintamente violento,minaccioso,distruttivo,perfino mortuario.Siamo in un cinema senza sconti e concessioni,dove è proibito ascoltare.Pulsante.
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