Adoro Venusia, così fiera della propria femminilità che si riconosce tale anche in quel suo continuo volontario mutilarsi. La sua reiterata mastectomia ha qualcosa dell'epica Cronemberghiana, della "nuova carne" mutata in metallo e votata al sacrificio, in cui l'ideale di purificazione e salvezza passa necessariamente per la perdita continua di pezzi di un sè completamente disgiunto dall' io più profondo, vero cardine dell'essenza che smette di delegare all'apparire la coscienza dell'esistere.
Con Julian Sands, Sherilyn Fenn, Bill Paxton, Betsy Clark
La presunzione della donna oggetto, posta lì, sul comò, di fianco ai souvenir, tra un Colosseo rosa di sole e una palla con neve e la Sfinge. Pretende di essere la sola poichè non riesce a darsi ad altri.
La femminilità è mitra. Che non è una divinità logorroica indiana ma una mutazione splatter punk dell'orgoglio di donna. Attenti a quale grilletto avvicinarsi.
La parte per il tutto, ogni pezzetto è donna, ogni organo ha una sua dignitosa bellezza, una sua vitalità. Eterna, immarcescibile, ineluttabile come una cartella esattoriale.
La la la la la Lario, o-eeeeh o-ooooh. Perde un braccio per l'arte e perde la dignità per una comoda vita da porta-premier. La mutilazione è volontaria e totale
Con Boris Karloff, Elsa Lanchester, Colin Clive, Valerie Hobson, Ernest Thesiger
C'è de' pezzi bellissimi dentro. Diceva una famosa pubblicità degli anni 80. Peccato che alla bizzosa mostrina i pezzi del suo promesso sposo non gli garbino affatto. Soprattutto uno.
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