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Ritorno al borgo natio (Cascine del Riccio oggi)
di (spopola) 1726792 ultimo aggiornamento
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Ritorno al borgo natio (Cascine del Riccio oggi)

Era ritornato per il funerale di sua zia, ma prima di tutto avrebbe dovuto fare i conti con le proprie emozioni nel ritrovare i luoghi della sua infanzia, perché davvero troppi erano gli anni trascorsi lontani, e niente poteva essere rimasto immutato. Già trovare un posto per posteggiare la sua Renault, una volta giunto a destinazione, si era dimostrato infatti un compito laborioso e complesso, quasi scoraggiante. Un tempo non esistevano problemi di questo tipo, ma solo perché in quegli anni l’unico mezzo a quattro ruote del paese, oltre al camion di suo zio, era la vettura giardinetta del Matteini, il merciaio della zona che la utilizzava soprattutto per portare in giro le sue mercanzie, ma quella era oggettivamente preistoria, o ormai poteva considerarsi tale. Dovette quindi rassegnarsi a fare lunghi giri ricognitivi per trovare una soluzione adeguata. Dopo reiterati tentavi andati a vuoto, tentò di là dal fiume, e gli fu subito evidente che lì i mutamenti erano stati ancora più radicali e profondi: non c’erano più tanti alberi come una volta e anche i vigneti erano quasi scomparsi del tutto. L’industrializzazione selvaggia non aveva risparmiato proprio niente, e lì dove prima c’erano solo campi e poche case coloniche, aveva inciso con maggiore prepotenza che altrove, con i capannoni delle fabbriche e il traffico disordinato dei camion in transito. Fortunatamente però, come era prevedibile, solo che ci avesse riflettuto un poco, era là (altrove sarebbe stato oggettivamente impossibile) che era stato adibito anche qualche piccolo spazio a parcheggio, subito oltre la Casa del Popolo, che ancora resisteva immutata, almeno all’apparenza e a ridosso di un vasto terreno definitivamente spogliato di ogni forma vegetativa, dove anche la poca erba residua sembrava arrugginita e polverosa, quasi spenta, all’intermo del quale era stata attrezzata una non disprezzabile area destinata a campo di calcio, con annessi spogliatoi, indice evidente di una attività sportiva molto vivace e strutturata, una volta inimmaginabile in quei luoghi. Le distanze sembravano come annullate e quello che un tempo appariva come un immenso e imponderabile universo colmo di misteriose suggestioni, era adesso possibile racchiuderlo nella dimensione ristretta di poche centinaia di metri. Si era sorpreso nel rendersi conto proprio nell’atto di chiudere la portiera dell’auto che lo aveva indotto quasi automaticamente a girare lo sguardo oltre l’apparenza, che quella austera costruzione che si intravedeva appena, anche se in gran parte soffocata dal molto cemento aggiunto, subito dietro la curva in salita dalla quale partiva il viottolo che permetteva di arrivare a Pozzolatico in poco meno di un quarto d’ora, oltre che lo scosceso sentiero dove abitavano i Pecci e i Ferrini che portava alla frazione del Pino, non poteva che essere l’edificio – poco più che una semplice abitazione - che era stata la sede della scuola Damiano Chiesa, frequentata per i cinque anni delle elementari, così solitaria e irraggiungibile allora, e adesso a portata di mano, davvero dietro l’angolo ormai confusa fra le altre costruzioni in crescente sviluppo. Restò un attimo a ricordare dirigendo i suoi passi da quella parte. Quasi un’impresa arrivarci in tempo prima del suono della campanella allora, con la cartella piena di libri e quaderni così grande e pesante, che lui quasi non riusciva a trascinarla, le guance arrossate dal freddo pungente e le mani martoriate dai geloni che si screpolavano spesso fino a sanguinare.. e pizzicavano… pizzicavano e dolevano da far cadere lacrime in abbondanza quando cercavi di scaldare le dita indolenzite dal freddo avvicinandole al fuoco ed era ancora peggio!! La scuola che spesso rimaneva isolata, relegata in quel mondo a parte di là dal ponte, divisa dal resto del paese dalle acque turbolente di quel torrente che diventava tumultuoso ogni volta che pioveva in abbondanza, trascinando con se nella furia delle correnti, i ponti di legno ancora provvisori e traballanti, quasi delle improvvisate passerelle poco sicure che permettevano di mantenere attiva la comunicazione fra le due sponde dopo che i bombardamenti dell’ultima guerra avevano fatto saltare quello originario, e prima della ricostruzione di quello definitivo, ormai largamente insufficiente, ma che era apparso ai sui occhi allora un’opera così grandiosa, persino ciclopica, paragonabile forse a quella che potrebbe sembrare adesso la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, se mai si farà. A vederlo ora quel rigagnolo d’acqua quasi limaccioso chiuso fra due mura di pietra e di calcina, appariva poco più di una cloaca a cielo aperto, un innaturale scarico “controllato” di liquami grigiastri che si riversavano dalle fogne senza alcun depuratore che ne restituisse la cristallinità, e sembrava impossibile immaginare che una volta tutta la zona, da Ponte a Ema al Galluzzo, era terra di lavandai che acquisivano proprio dall’acqua limpida dell’Ema, l’elemento primario necessario allo svolgimento del loro lavoro. E nell’acqua del fiume veniva fatto anche il risciacquo casalingo del bucato. Ma quel mondo arcaico e lontano era ormai scomparso nella frenesia del presente, come non esistevano più da tempo i crocchi delle ricamatrici ad affollare i crocicchi, a spettegolare fra un punto e l’altro seguendo il ritmico movimento delle mani: una sopra il telaio, l’altra sotto, e l’ago che penetrava incessante la tela col refe colorato che lentamente disegnava sulla stoffa fiori, paesaggi o animali, a raccontare le storie ripetute mille volte e sempre nuove, che tanto lo intrigavano quando, seduto sul bordo del marciapiede o accoccolato nella zanella, rimaneva per ore ed ore incantato ad ascoltare, snobbando il richiamo di chi lo invitava ad unirsi ai riti giocondi di giochi ed avventure più confacenti al suo sesso e alla sua età…

Playlist film

Il ritorno

  • Drammatico
  • Russia
  • durata 105'

Titolo originale Vozvraschenie

Regia di Andrej Zvyagintsev

Con Vladimir Garin, Ivan Dobronravov, Konstantin Lavronenko, Natalja Vdovina

Il ritorno

In streaming su Apple TV

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In mezzo scorre il fiume

  • Drammatico
  • USA
  • durata 123'

Titolo originale A River Runs Through It

Regia di Robert Redford

Con Craig Sheffer, Brad Pitt, Tom Skerritt, Emily Lloyd, Brenda Blethyn

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In streaming su Raro Video Amazon Channel

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