Il cinema riesce a ricreare insolite prospettive e inedite geometrie degli spazi giocando sulle luci e i chiaroscuri, ma anche azzardando “accostamenti” impossibili che la realtà non conosce né conferma, comunque capaci di “piegare” al proprio disegno interpretativo, architetture conosciute o inconsueti scorci magicamente “risorti” dall’oblio disattento delle sguardo spesso impreparato a cogliere dal vivo e senza mediazioni, i suggerimenti e le suggestioni che solo la poesia è in grado di ispirare. Città “parallele” e magiche allora, che geniali direttori della fotografia e delle luci esaltano intingendo i pennelli della loro creatività nella tavolozza colorata “dell’impossibile”, restituendole alla nostra percezione più vere ed “accoglienti”, anche nella loro “tempestosa drammaticità”, di quanto non lo siano in realtà, nella dissoluzione costante di un degrado progressivo e inarrestabile che le rende deformi e inospitali.
Con Marcello Mastroianni, Jacques Perrin, Salvo Randone
Una Firenze intima e crepuscolare, dolorosa come ciò che narra. Prospettive e “colori” rosaiani assolutamente pertinenti al dramma. Una co-protagonista che assume la dimensione prioritaria della insostituibilità
Una Firenze cupa e desolata come un’acquaforte. L’ottocento (o gli abori del "secolo nuovo") e le sue miserie rivissuto e reinterpretato, quasi animando suggestive stampe d’epoca
Una Firenze solare ed accogliente, quasi un meraviglioso paradiso di impagabili visioni, molto “anglofona” nella sua “costruzione” quasi cartolinesca, così invitante e irrimediabilmente perduta
Una Firenze patinata e cromaticamente attraente, quasi “opulenta” nel suo ricercato calligrafismo. Accurata ricostruzione fedelmente riprodotta senza sbavature e un fortissimo, quasi esagerato, senso “estetico”
Con Olivia de Havilland, Yvette Mimieux, George Hamilton, Rossano Brazzi
Una Firenze spettacolarmente Holliwoodiana, “celebrativa” e conforme che riproduce senza guizzi lo splendore di molti abusati luoghi della convenzione (e un partita di Calcio in costume giocata nella sontuosa cornice di Boboli come usava un tempo)
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