
Una ricerca del senso di fare cinema, nella fucina di idee e proposte culturali che era Tokyo negli anni 60. Nel clima onirico che pervade il film, troviamo il voler creare un nuovo linguaggio, assieme alla creazione di un nuovo fronte culturale e politico; l'indagare sul rapporto tra realtà ed immagine; capire se l'immagine può cambiare la realtà e se possono mutare vicendevolmente. O chiedersi se, semplicemente, tutto abbia un'assoluta leggerezza ed entrambe non abbiamo nessun significato. Herzog dice che si rischia la vita pur di girare in film. Oshima afferma l'identità delle due, vita=cinema e che ci sforziamo di dare un senso sia alle immagini sia alla vita, poichè probabilmente non ce l'hanno. Imposibile non fare un confronto con l'attuale prigione estetica, anzi tomba estetica del cinema. Voto 9/10
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