Dal nostro inviato sul luogo del delitto

In quest'epoca chiunque osasse mettere in discussione il solenne principio della 'libertà di stampa' verrebbe certamente liquidato come reazionario ed illiberale, ed additato come pericoloso nemico delle più basilari libertà civili. Ma.. chiediamoci per un attimo DOVE stanno - fattualmente - conducendoci tali 'libertà'.. QUALE tipo di società esse 'creano', difendono e perpetuano? sono esse ancora considerabili come indispensabili strumenti finalizzati al progresso delle società umane o sono forse degenerate, dopo decenni di abusi ed applicazioni patologiche, fino a divenire dei meri 'privilegi' di casta, autoreferenziali e, anzichè d'ausilio, nocivi per la comunità, volti come sono a perpetuare lo 'status quo' attraverso una costante - e sempre più incisiva - opera di annichilimento delle coscienze e di asservimento dello spirito critico? Avere certezze in materie così controverse è impresa ardua. Certo la voracità morbosa e cannibalistica dei cosiddetti 'giornalisti' del nostro paese indurrebbe ad un certo pessimismo. "Come si sente?" ..è la domanda più 'gettonata', da rivolgere immancabilmente a genitori orfani dei figli, fratelli, sorelle e congiunti di questo o quel morto.. meglio ancora se vittima d'un qualche delitto passionale, o familiare, i cui contorni indefiniti incolleranno al video, per mesi o forse anni, un pubblico di stolti e di commari, così avidamente protesi alla ricerca del sangue, del retroscena pruriginoso, del particolare macabro. Già.. la c.d. 'cronaca' è, a conti fatti - oltre che strumento efficacissimo di 'distrazione' della pubblica opinione.. se ve ne fosse una.. - specchio fedele d'una condizione umana misera e parassitaria che, in una modernità così tragicamente fragorosa e dissociante, cerca palliativi alla propria cronica frustrazione in questa o quella sciagura stilizzata.. in questo o quell'amorazzo da spiaggia.. nelle lugubri e borghesi tragediole di provincia come nelle 'sconvenienti' scappatelle sessuali di questo o quel notabile, in ossequio ad una prudèrie di stampo puramente clerico-fascista, di certo più attenta all'EFFETTO che all'etica, e che a distoglier lo sguardo non ci pensa minimamente. E' il voyeurismo scanzonato e 'quotidiano' che ormai tutti, supinamente, si costringono ad accettare. E' il fermarsi in autostrada per vedere un incidente DA VICINO. E ancor meglio se DEL vicino.. perchè se 'a lui' non 'a me'! In una degenerazione vampiristica e iettatoria dell'ancestrale valenza catartica dell'orrore.. non più trasfigurato in oniriche divagazioni novellistiche, letterarie, frutto di sforzi di fantasia, quanto piuttosto incarnato in (e insanguinato da) una banalizzazione 'quotidiana' del Male e della devianza, della sopraffazione tra entità e della caducità corporea, in una temperie culturale e filosofica in cui ogni parametro ed ogni variante è profondamente tangibile, misurabile, distruttibile e violentemente plasmabile. E l'essere umano straziato, vilipeso, degradato od ucciso, nullaltro impersona se non un'icona interattiva, pallida e monodimensionale, presso la quale cercar sollievo al proprio non-essere, o semplici surrogati emozionali, del mero svago riempitivo d'eterni momenti di vuoto neuronale. Nessuna compassione ("cum pateo"), no, oggi ci si identifica con il carnefice, si scruta il suo sguardo, si studiano e si prefigurano le sue mosse con strategica abnegazione e clinica metodicità. Lo si 'impersona', in un patologico e modernissimo (video)gioco di ruolo in cui, al posto delle spade magiche, dei raggi laser e delle sfere di energia, restano - simulacri tristi d'una quotidianità affamata del proprio stesso sangue - martelli, mestoli ed un sabot.