Sembra che aspiri. In un angolo dietro la Rocca di Montecchio la gente va e viene come aria. Si sposta senza dare troppo interesse a qualcosa per paura di perdersi qualcos’altro perdendo di fatto tutto. Nota più nota meno, parola più parola meno è tutto lì, un passaggio di piedini tutti uguali costretti in sandalini punitivi, bermuda su polpacci pelosi, messe di quarti di manzo stese alla luna, pance, stesse pettinature, stessi sguardi assenti e sfiniti, le abbronzature cafone. Piccoli gesti isterici di corpi costretti a trascorrere anche quel tempo. L’aria della sera che trasporta monsoni di livore. Sembra che aspiri Laura Mars, tutto questo le passa davanti e lei ne inala i dolori, scandisce i tempi di questa barbara gente, con gesti delicati restituisce l’abbozzo di vita umana corretto e gradevole. In un angolo di quella torre della Rocca di Montecchio c’è chi passa attraversando una nota e chi si ferma per vederla sbocciare in un bouquet di toni come fiori lanciati al prossimo promesso sposo sedotto e lasciato andare con una speranza nel cuore. Quella di poter essere inalato come gas da Laura Mars ed essere riemesso come qualcosa di nuovo, che abbia un senso più profondo, più importante, trasformato in una nota, trasfigurato in arte. Salvato. E accarezzato dai gesti gentili delle sue mani che accompagnano questa risacca notturna di corpi al loro destino, con grazia, senza alcun giudizio.
Con Roy Scheider, Jessica Lange, Ann Reinking, Leland Palmer
Il jazz è così. Mai come te lo aspetti. Mai come l’hai conosciuto. E’ l’amico che viaggia per il mondo e che vedi ogni quattro anni. Sempre diverso e con storie diverse anche se è sempre lui. E allora lo ascolti. E impari.
Laura Mars scandaglia i cuori, gli occhi chiusi impediscono di intraprendere una direzione rettilinea. Al buio voce e mani costruiscono torri d’emozioni che l’architettura razionale definirebbe assurde.
Tra danzerini armeni sospesi in una coreografia da festa dell’unità rionale e giovanotti medio dotati replicanti i successi del passato Laura sembrava un’aliena. Semplicemente sé stessa con le sue canzoni.
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