Ho dato "5" a "Munich", e non me ne sono pentito neppure un attimo. Forse più un "5" da "appena sufficiente" ché da "mediocre", per carità, Spielberg è uno che i film li sà fare (come dimostra, o vorrebbe dimostrare, questa play). Ho dato "5" a "Munich" perché non lo trovo un film che si accordi con le mie idee politiche; mi dispiace, ma è così. Questa è la prima "nota di produzione". La seconda è che in questa veloce e non-ragionata ho dimenticato molti altri (bei) film: "L'Impero del Sole", "Minority Report", "Il Mondo Perduto", "I predatori dell'arca perduta", e, ancora "La Guerra dei Mondi". Ormai non sono più un folle che quando parla di Spielberg non sa neppure di cosa sta trattando, o che si fa prendere la mano con tirati inutili e patetiche. Anzi, se devo essere sincero, purtroppo coltivo molto poco Spielberg: il mio regista-feticcio è Mann, con il suo noir realistico e serio. Poi c'è Kubrick, che è il maestro assoluto del cinema, da me riverito sempre e comunque. C'è Coppola, c'è Tarantino, ci sono tanti altri registi diversissimi da SPielberg. Ma Spielberg c'è. Non era solo una "infatuazione" determinata da una esagerata passione per la II Guerra Mondiale, nata dalla visione dei primi due capolavori di Spielberg. E' la passione per un regista a tutto tondo, esperto creatore di sogni e garante di alcune caratteristiche peculiari del mio amato cinema americano. Spielberg rappresenta per me, nel quadro di autori tanto "duri" come i sopracitati, un idolo. E' un personaggio discutibile, carico forse di un moralismo un pò pesante, una figura strana. E poi molti lo accusano di essere un "family-director" in pompa magna, senza tante qualità. Ogni opinione è rispettabile, ma attenzione: posso credere a ciò vedendo "The Terminal", "Always", "Salvate il Soldato Ryan", prodotti di certo più "nella norma" (senza contare che sono comunque scrigni di grande doti regisitche). Ma se si va a prima, a "Incontri Ravvicinati", "I Predatori", "E.T.", e ancora più indietro a "Sugarland Express", si capisce la "vera" ossatura di Spielberg, quella che mi piace davvero: nei suoi film ci saranno anche i bambini, il mezzo-buonismo, la lacrimuccia facile, l'american-spirit (qualità che comunque sono trattate meglio da lui che da tanti altri, a mio parere). Ma se uno tiene l'occhio vigile sulle piccole "scosse" che ogni film spielberghiano si porta dietro dagli anni '70, dal tenebroso inseguimento di "Duel", alla sottile ironia "nera" di "The Terminal", allora ci si accorge che sotto il cappellino da all-american Spielberg ha coltivato il background culturale di intere generazioni non solo a pane ed effetti speciali, ma anche in quanto a osservazione della realtà. Sotto la confezione (new)hollywoodiana, Spielberg è un "pure-democratic", un regista politico a tutto tondo. Magari più candido di altri, ma comunque duro. Ultima segnalazione và poi al suo cinema storico: penso non sia un mistero che, anche per quanto riguarda Mann, "Schindler's List" non lo spodesta nessuno. E' ancora il mio film preferito, e "Salvate il Soldato Ryan", pur essendo lontano dall'olimpo di "miglior warmovie", rimane un eccellente pagina di cinema di genere anni '90, fra modernità e classicismo. Spielberg is Spielberg ("Munich" a parte...).