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Buona pasqua (Omaggio a Z con Jim Jarmusch)
di Sean Penn ultimo aggiornamento
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Sean Penn

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Buona pasqua (Omaggio a Z con Jim Jarmusch)

Omaggio Z e Jim Jarmusch con un mio scritto. Provo a fare dietrofront, a riconoscermi, nelle parole, negli incontri. Provo a disarcionarmi, ma non basta, qui non c’è alcun dialogo. E’ stata la mia follia a salvarmi, se non fossi “impazzito” mi sarei maciullato fra i macellai, la mia poesia m’ha tenuto desto, in piedi, eretto, rigido, mi son barcamenato. Cosa conoscete del mio passato, questo giorno è eterno, molti ci rimangon secchi, gente che non ha i soldi per analisti, che li “rieduchino”. Amo, amai, con tale passione, con tale intensità che persi la bussola. Era un periodo in cui ero felice, gioivo di ogni gioia, con una facilità d’animo che lascia esterrefatti e commuove. Mi baci, mi accarezzi. Mi tendi la mano. Dovrei rimettermi in forma, sì, m’imbottiste di medicinali per sedarmi, da quelle paure, da quei tremori, da quel languore, sta esplodendo, siamo al limite, sul collasso. La depressione, poi l’euforia, lo slancio, un’altra crisi di rabbia cosmica, hanno chiamato l’ambulanza. Tre infermieri vestiti di “marmo” hanno occluso le mie ferite con del nylon “sterilizzante”, ma urlo uguale, mi rattrappisco, il Mondo è un’irresistibile attrazione, un Mondo pieno di pazzi, vado a pezzi. Raccolgo dei pezzi, sì, loro, i miei, dipingo la mia astratta bellezza. Friggo, e nella compassione generale, muoio. Ancora, travolto dalla mia nudità, solo, tristissimo. La vita, torna, con le sue ansie, il suo carico “insopportabile” di responsabilità, mi schiaccia, tutti che se le danno. E si danno, dannano, per qualcosa, obiettivi inesistenti, fughe verso una concretezza, un pragmatismo senza vita. Con furia e rabbia. Dialoghi con qualcuno, per distrarti un po’, quale colpa ho commesso perché mi emarginaste in tal modo? Combatto, da fiero combattente, vacillo, tremo, a pezzi, distrutto dal dolore, per quanto lo trattenga è duro a morire. Muoio io. Me ne vado, non basta tutto ciò, ed io di stare in quest’ambiente sono più che stanco, ho fatto le mie scelte e me le tengo, mi arrendo del tutto, sì. Chi mi giudica mi giudichi pure. Tutto frainteso, gli sguardi, la tua malinconia, tutto, prima che avvenisse tutto ciò ero davvero felice, spasimante in attimi eterni, permanenti. Questo giorno, e siamo solo al secondo giorno del mese, mi uccide. Non mi trattengo più. Il tuo sorriso e m’intristisco di più, nel Mondo, nel Mondo che gira velocissimo, a più non posso. Mi tortura con rabbia ed iraconda veemenza. Ero davvero incapace a tutto, mi privai di ogni gioia per dar retta a chissà quale piano. Poi non ti disturbo più, arrivi qui e mi tranci di netto. Mi avvilisci ed avvizzisci, cazzo, quanto ti amo. Sono nervoso, arrabbiatissimo, non merito nulla, bistrattatemi, urlatemi in viso. Mi avvolgi in una spirale. E mi lasci morire. L’ultima sigaretta, su questo tram, nella notte, mentre fuori la Luna mi chiede “come stai?” E tutto scorre, gli occhi di una donna, gli occhi del suo uomo, i destini che s’incrociano, ed un’altra giornata di allegra e poi triste “baldoria” nel Mondo, che gira, si avvita, la vita. Emigrai qui al Nord, perché là da me, lì sotto, urlavano, ed in quel chiasso io non stavo bene, avevo bisogno di cose BELLE , ma a volte mi manca l'odore del Vesuvio, il tramonto e la rugiada dei loro Cuori, a volte mi manca quella frenesia "stupida" che riempie di colori ed armonia. E forse, io sono così, un pittore dell'astratto perché il Cielo mi ha donato un po' di mare.

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