Un chien andalou
- Grottesco
- Francia
- durata 15'
Titolo originale Un chien andalou
Regia di Luis Buñuel, Salvador Dalì
Con Pierre Batcheff, Simone Mareuil, Luis Buñuel
L. BUÑUEL-LE ORIGINI. La Spagna ha dato i natali a un regista che si può soprattutto definire un grande poeta. Parliamo ovviamente di Luis Buñuel, nato il 22 febbraio 1900 a Calanda, nella provincia di Teruel (Aragona) da una famiglia della ricca borghesia terriera, primo di sette figli. Questa la storia delle sue origini: "A otto anni viene messo in un collegio di gesuiti di Zaragoza dove più che la disciplina o l’amore al latino lo distingue quel precoce interesse per gli insetti, che lo porterà poi, nel passaggio dalla facoltà di ingegneria industriale a quella di filosofia, a diventare allievo del famoso entomologo Ignacio Bolivar al Museo di Scienze Naturali di Madrid: è un interesse – o già un’ossessione – che corre per molti suoi film. Amico di Garcia Lorca, assiduo dal 1917 della ‘Residencia de Estudiantes’ dove mette in scena il Tenorio di Zorilla e conosce Dalí e Alberti, Guillen e Ortega y Gasset, Gomez de la Serna e Altolaguirre, a Madrid, insieme con alcuni coetanei, s’appassiona al jazz (ma è già fanatico di Wagner) e al cinema, scopre Chaplin, Keaton, Turpin e nel 1924 si trasforma, senza saperlo, in un precursore del movimento cineclubistico. Regista teatrale ad Amsterdam, dove mette in scena in prima mondiale El retablo de Maese Pedro di De Falla, pugile dilettante nei pesi medi, nel 1925 si recca a Parigi come rappresentante spagnolo dell’Istituto internazionale di cooperazione internazionale della Società delle Nazioni, conosce Jean Epstein che lo nomina suo aiuto per Mauprat (1926), La sirène des tropiques(1927) e La chute de la maison Usher (1928) e entra in contatto col gruppo Breton. Dopo Un chien andalou (1928) e L’âge d’or (1930) è chiamato dalla M.G.M. a Hollywood dove rimane in qualità di osservatore per qualche mese fin quando, stanco di osservare, si scontra con il potente Irvin Thalberg e viene licenziato. L’aneddoto è celebre: invitato dal produttore alla proiezione di un film spagnolo di Lily Damita, gli rispose: ‘Non sono venuto a Hollywood per vedere una p*****a’. Spesa la liquidazione nei più malfamati speak-easies di New York, torna in Spagna e, dopo Los Hurdes (1932), in Francia. Producer prima al soldo di case hollywoodiane e poi in società con l’amico Riccardo Urgoiti (ma i quattro film realizzati non hanno storia), technical adviser per conto del Governo repubblicano spagnolo (un documento di montaggio, Madrid -1936 - conosciuto anche come España leal en arms), ritorna, dopo la vittoria di Franco, negli Stati Uniti: impiegato al Film Library del Museum of Modern Art di New York, speaker per film didattici dell’U.S. Army, doppiatore per la Warner, Luis Buñuel, vagabondo di talento e povero in canna, approda in Messico nel 1946 dove Denise Tual, direttrice di una società cinematografica, gli propone di girare in Francia una versione di La casa di Bernarda Alba di Lorca. Il progetto va a monte, Buñuel fa la conoscenza del produttore Oscar Dancigers che gli affida la regia di Gran Casino, film di canzoni, commerciale soltanto nelle intenzioni. L’insuccesso lo riporta all’inattività per quasi tre anni, fin quando l’irrequieto spagnolo sottopone a Dancigers lo scenario di Los Olvidados. Il progetto è accettato ma a condizione che prima diriga El gran calavera (1949), commediola escapista d’occasione. Nel 1950 finalmente si fa Los Olvidados che l’anno dopo a Cannes ottiene un gran successo di pubblico e soprattutto di critica : compatti, i recensori francesi riscoprono osannando il surrealista esplosivo di vent’anni prima. Da quel momento lavora intensamente : undici film in sei anni. Ma in Messico si lavora in fretta, le riprese di un film medio durano di solito tre settimane, soltanto quattro o cinque registi privilegiati riescono a strappare dalla produzione venticinque, trenta giorni. Sono film su commissione, truci ed enfatici melodrammi in linea con la tradizione cinematografica messicana ma segnati, qua e là, da temi costanti, da ossessioni ricorrenti, da unghiate inconfondibili. Spiccano comunque Subida al cielo (1951), El (1952), Robinson Crusoe (1953) ed Ensayo de un crimen (1954) che l’autore definisce ‘una broma, un divertimiento’. (Morando Morandini). QUESTA SINTETICA BIOGRAFIA SCRITTA DA MORANDINI (PRIMA PARTE DI UN ARTICOLO PUBBLICATO SU “FILM 1962” A CURA DI VITTORIO SPINAZZOLA PER FELTRINELLI EDIZIONI), MI SEMBRA IL MODO MIGLIORE PER INTRODURRE IL CINEMA DI BUÑUEL DELLA FOLGORAZIONE SURREALISTA E DEL CONSEGUENTE, SUCCESSIVO PERIODO MESSICANO, ANCHE SE, COME VEDREMO IN SEGUITO, NON E’ POI COSI’ SEMPLICE (E NEMMENO TANTO UTILE E COSTRUTTIVO) STABILIRE UNO “SPARTIACQUE BEN PRECISO” PERCHE’ QUALCHE PASSO INDIETRO DOVREMO COMUNQUE FARLO PER RINTRACCIARE COLLEGAMENTI E RIMANDI, ANCHE NEI CAPITOLI SUCCESSIVI.
Titolo originale Un chien andalou
Regia di Luis Buñuel, Salvador Dalì
Con Pierre Batcheff, Simone Mareuil, Luis Buñuel
Titolo originale L'âge d'or
Regia di Luis Buñuel
Con Gaston Modot, Lya Lys, Max Ernst, Pierre Prévert, Lionel Salem, Caridad de Laberdesque
Titolo originale Las Hurdes
Regia di Luis Buñuel
Titolo originale Susana - Demonio y carne
Regia di Luis Buñuel
Con Rosita Quintana, Fernando Soler, Victor Manuel Mendoza, Maria Gentil
Titolo originale Los olvidados
Regia di Luis Buñuel
Con Miguel Inclán, Estela Inda, Alfonso Mejia, Roberto Cobo, Alma Delia Fuentes
Titolo originale Aventuras de Robinson Crusoe
Regia di Luis Buñuel
Con Dan O'Herlihy, Jaime Fernandez, Felipe de Alba, José Chavez
Titolo originale Él
Regia di Luis Buñuel
Con Arturo de Córdova, Delia Garcés, Luis Beristain, Aurora Walker
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