Si stanno fortunatamente lentamente colmando certe colpevoli lacune (anche se le assenze “importanti” e “fondamentali” continuano ad essere cospicue) grazie ad alcune intelligenti iniziative editoriali davvero meritorie (anche se spesso particolarmente onerose per quanto riguarda il costo, ma si sa, il prodotto di nicchia ha una penetrazione limitata e nessuno è un mecenate assoluto che può permettersi di rinunciare al profitto). Il mio “patrimonio” personale si è così notevolmente accresciuto in questi mesi (e si prevedono nuovi impedibili appuntamenti ai quali è impossibile mancare) in maniera inversamente proporzionale a come si è “assottigliato” il mio portafoglio. E le sollecitazioni del mercato sono spesso così ghiotte e allettanti (e si sa che… l’appetito vien mangiando… e che di ciò che è “veramente bello e significativo” non si è mai sazi) che è decisamente scartata a priori l’ipotesi di poter resistere alla tentazione… Ecco allora che il “mucchio” cresce e si consolida di giorno in giorno diventando quasi una “immaginifica” miniera di emozioni e di ricordi, o anche di scoperte e di conferme”. Spesso mi assale la malinconia nel pensare quale potrà essere la sorte “finale”di questo accumulo di dvd “non strettamente convenzionali” che riempiono gli spazi non eccelsi dell’appartamento dove vivo insieme ai libri, alle cassette, ai dischi ed ai cd al momento della mia dipartita (consentitemi di definirle “cultura”): cose che mi scaldano il cuore e l’anima e rendono “sopportabili” molte delle indecenze della nostra contemporaneità, ma che non trovano analogo positivo riscontro “innamorato” nelle anime non per questo necessariamente meno sensibili, ma oggettivamente diversamente orientate come interessi e gusti… delle persone che mi circondano da vicino e che avranno l’onere “testamentario” della destinazione (speriamo il più tardi possibile!!!) Ma singolarmente per quanto mi riguarda, più “passano gli anni”, più il metro (citando Moretti) si accorcia, e più cresce il “desiderio” della acquisizione e del possesso, come se fosse quello il percorso da seguire per rimanere attivi e in forma, per “scongiurare” (o allontanare) il decadimento senile che occhieggia dietro l’angolo… E allora non resta che documentare le “attrazioni” recenti “raccontando” nel dettaglio gli ultimi acquisti che ho fatto saltabeccando nei generi e nelle tendenze, fra le tante (persino troppe) possibili alternative possibili.
Sokurov e la crudele grandezza di Hiro Hito fotografata nella fase storica che precede la resa definitiva dell’imperatore e di Hiroshima… Il terzo “grandioso” e “personale” ritratto di un uomo di “potere” dopo Hitler e Lenin
Con Steve Railsback, James Woods, Patricia Joyce, Chico Martínez, Patrick McVey
Recupero di un’opera ingiustamente considerata minore di Kazan e felicissimo esordio di J. Wood quale problematico e conflittuale protagonista. Haneke ne ha tenuto sicuramente conto per il suo Funny Games
Con Barbara Stanwyck, Henry Fonda, Charles Coburn, Eugene Pallette
Una delle più riuscite e spumeggianti commedie di Sturges con una straordinaria Barbara Stanwyck in un abbastanza insolito (per lei) ruolo leggero fra equivoci e camuffamenti, ben coadiuvata da Henry Fonda e James Coburn
Con Kirk Douglas, Rock Hudson, Dorothy Malone, Joseph Cotten
Mitico western “adulto” di Aldrich su un inusuale e coinvolgente script di Trombo che sfiora con cautela (ma con coraggio visti i tempi) il tema dell’incesto. Splendida la fotografia di Ernest Lazlo
Sottilmente ironico, è un “personale” e insolito contributo a una “possibile diversa lettura” delle cupe e disperate atmosfere “malate” del teatro di T. Williams che non condivise il “positivismo intriso di speranza” imposto al finale.
Rilettura "non del tutto conforme” del romanzo Ragazzi di vita ad opera dello stesso Pasolini (e Bost) forse in questo caso qualcosa di più che semplice sceneggiatore. Regia scarna ed essenziale, intensa e desolata (la sua migliore) di M. Bolognini
Originale e simpatica commedia che è anche un atto d’amore per il cinema: una specie di Nuovo cinemaParadiso ambientato in Patagonia. Peccato che Agresti sia poi “naufragato” insieme alla sua “casa sul lago del tempo” svendendosi a Hollywood
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