200 e l’orizzonte oggi vomita nuvole viola. Montano su, l’una sull’altra, gonfie come tumori. Persone lontane paiono inghiottite, piccole e nere, rifilate e attaccate come pendenti tristi di un Natale di morte. Un quadro di Magritte, un frutto tropicale viola puntato di nero, un organo interno sconosciuto espulso da una ferita infetta. Cosa sembra quello che arriva a coprire case, alberi freddi, fari di automobili nelle loro scie, le bocche chiuse serrate, su labbra spaccate da un vento caldo, gli occhi bassi a scoprire un asfalto mai notato prima. Sembra la fine. Che peccato, 200 e i morti non risorgono come ci è stato detto, il tempo non cambia, non ci si viaggia dentro, attraverso, i piani temporali paralleli non ci sono. Non c’è un supereroe che sbuca dal nulla perché dal nulla può solo sbucare un nulla ancora più carico di livore. Non esiste la bella che ama nonostante l’evidenza, che uccide per convenienza, che tradisce per natura. Che peccato, quanto spreco. 200 e le persone sono solo quello che sono, sono sole, sfuggono da un orizzonte che si avvicina minaccioso sperando di farla franca. 200 e non ho tanta voglia di ridere oggi. 200 e sono stanco. 200 e non vi meritate nulla. E’ peccato augurare la morte di qualcuno? Potrei fare una lista, consegnarla a Babbo Natale e lui con le sue renne forerebbe queste nuvole viola, mi caccerebbe le loro teste giù dal camino, perché forse non lo sapete ma Babbo Natale lavora per la Spetze e uccide a comando, con il polonio che va tanto di moda. Silenzio, finalmente. Quelle bocche strappate al loro orrido pozzo di follia, troncate dall’ isterico inseguirsi di maldicenze, finalmente svuotate dal vomito dell’invidia. Così, non esiste l’uomo nero che cura imponendo le mani, non c’è poliziotto senza macchia e senza paura, non vedo rigore formale in queste inquadrature di vita buttata lì a caso. Non esiste nessun Babbo Natale e non c’è nessun tumore all’orizzonte dal quale mi recapiterà le teste di chi lavora per affossare i sogni. Solo figurine stagliate nel viola, nere di noia. Posso invitarvi a crepare, almeno? Polonio per tutti, oggi offro io. Bastardi. Buon Natale.
Pochi amici si ritrovano a parlare dei tempi passati, di come si stava meglio quando si stava peggio, delle mezze stagioni, dei luoghi non più comuni. Di occhi sconosciuti. Di voci mai udite. Della fine imminente
Crederci, è un inganno. Credere che tutto finirà bene, senza aver la minima possibilità di fare qualcosa. Ma è nella natura umana questa speranza, la mente che si inganna per non soffrire o per prepararsi alla sofferenza.
E’ la coscienza rimossa e riposta dove non può più infastidire, la libertà di poter fare ciò che si vuole senza un minimo di rimorso, senza filtro, senza vergogna. Il sonno dell’ intelligenza.
Gli occhi iniettati di sangue di chi punta il dito verso il demonio causa di tutti i mali. Verso il materializzarsi delle paure più antiche. L’invidia, l’irosità, l’impotenza, l’inadeguatezza verso il mondo. Bugia recitata ad arte per poter dire qualcosa.
Con Patrick Shane Dorian, Matt George, Matty Liu, Shaun Tomson
Tra poco sommergerà tutto e tutti saranno costretti a riparare verso altri lidi. Un film catastrofico senza eroi, senza la cavalleria dell’ultimo minuto. Senza Dio che alzi lo sguardo verso la spuma più alta dei palazzi.
Con Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Renato Rascel, Maria Fiore, Nico Pepe, Renato Malavasi
E’ ora delle presentazioni, dei saluti dei registi degli interpreti e dei lavoranti. Dei buffoni e dei saltimbanchi, dei domatori, contorsionisti e dei cantanti. E’ l’ora di fare i conti e vedere se lo spettacolo deve continuare.
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