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Jenifer di D. Argento serie "Master of Horror"
di Charlus Jackson ultimo aggiornamento
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Charlus Jackson

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Jenifer di D. Argento serie "Master of Horror"

Chiariamo innanzitutto che non si tratta di un prodotto argentiano a tutti gli effetti. Argento lavora su commissione per la serie "Masters of Horror", costretto entro tempi di 1 ora; tutto questo per ottenere i finanziamenti che gli permetteranno di portare a termine la sua "trilogia delle madri". Detto questo, è anche supponibile che un autore che non ha eccessivamente brillato (ma, al contrario di quanto la critica sostiene, neanche sfigurato) negli ultimi suoi esiti, non poteva essere molto più eccezionale in un lavoro su commissione che gli serve solo per un progetto futuro. Ad ogni modo, alcuni elementi interessanti ci sono senz'altro; l'horror di Argento è sempre più un horror anziano, malato, ossessivo, a tratti confuso. Questo è inoltre il primo suo film, fatta eccezione per il gran finale di "Phenomena", che tratta il tema della mostruosità fisica, stile un po' Barker. Jenifer viene salvata da un tentativo di omicidio da un poliziotto, che poi scopre la sua particolarità: un corpo seducente e una conformazione facciale mostruosa, animalesca. Uomo forse malato e lussurioso, ma anche pieno di compassione per questa sorta di "donna-animale", vive con lei un erotismo torbido, una corporeità morbosa e lugubre. Scopre poi il suo cannibalismo. Quando allora è pronto ad ucciderla dopo il suo ultimo misfatto, un altro poliziotto, scambiandolo per un criminale, gli spara nell'intento di salvare la donna, permettendo così al "mostro" la sopravvivenza. Ed ecco la ciclicità del Male. Argento ha come questo teorema da dimostrare, la ciclicità del Male, il suo ritorno ossessionante. Il cinema di Argento è sempre stato ossessionato dal quesito del Male, e qui non si distanzia dai suoi moduli ermeneutici consueti. Un film, come dicevo, malato, morboso, ossessivo. Forse più che mai.

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