Dietro la limpida,cupa,fisica metafora iniziale si nasconde la drammaturgia della realtà.Un film sommerso da gesti,comportamenti,terribili verità.Kim Ki-duk sembra non avere etica,solo motivi,tanti.
Con Olivia de Havilland, Montgomery Clift, Ralph Richardson, Miriam Hopkins
Dall'isolamento buio e angusto di una vita mai iniziata,dal sottosuolo fino alla risalita,all'emersione in superficie,alla luce,al suono di uno sguardo,infine di nuovo al buio.Questa volta però,si chiude la porta.
Con Marc-André Grondin, Michel Cote, Danielle Proulx, Pierre-Luc Brillant, Émile Vallée
Cinema come antidoto,da prendere senza precauzioni.La necessità è sempre la stessa: trovare un senso d'identificazione nel quotidiano.Ma le ferite imperversano.
Dare una definizione ben precisa a questo film?Impossibile.Marshall,alla ricerca formale,aggiunge e moltiplica la struttura psicologica e usa il sangue non per spaventare,ma per destabilizzare.
Quando si tratta di Bergman occorre innanzi tutto guardarsi bene alle spalle.Il suo è un cinema che moltiplica gli schermi,qualcosa ti può sempre sfuggire.Quest'opera,in particolare,è alla costante,affannosa ricerca di un'identità.
Nell'accanito panorama cinematografico generale c'è ancora chi può fare a meno di inutili vocabolari.Mullan procede secondo metafore e poche logiche.Contemplativo e poetico
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