Animata dalla consueta curiosità, da quella sete pettegola che compare, come le zanzare, soltanto in piena estate, mi sono immersa in una lettura che desideravo fare da diverso tempo, chiacchierata e fonte di grande ispirazione cinematografica: Peyton Place. Il romanzo, scritto negli anni ’50, ha scandalizzato e ossessionato allo stesso tempo, ma anche affascinato e scombussolato i benpensanti di allora e non soltanto. Diaciamo che un certo appeal lo conserva tutt’ora.
A distanza di diversi decenni il succo del libro non ha perso il gusto, semmai spinge il lettore a una riflessione sulla presunta emancipazione della società in cui viviamo.
Negli anni ’50 parlare di sesso, di aborto, di rapporti incestuosi, di stupro e dei piccoli e grandi segreti di una piccola, ma straordinariamente pettegola, provincia americana significava una sola cosa: scandalo! Le tematiche trattate avevano un che di decisamente sconveniente all’epoca.
Al giorno d’oggi, però, a ben pensarci pare che le cose non stiano poi tanto diversamente. Mi fermo a pensare, dopo aver letto tutto d’un fiato il libro, memore del film con Lana Turner e della soap con Mia Farrow che seguirono l’uscita del romanzo, a cosa potrebbe realmente scandalizzarci al giorno d’oggi.
Rifletto allora su un dato di fatto: il romanzo di Grace Metalious parla in modo schietto e mai sentito prima di sesso, ma anche di temi di rilevanza sociale (si pensi all’aborto e all’etica professionale e al credo religioso), essendo in realtà un’aperta denuncia del provincialismo americano e di tutte le sue sfumature, tra contraddizioni e realtà di fatto.
Eppure a dare scandalo e ad alimentare la fama del romanzo ci pensa quasi esclusivamente tutto ciò che ruota attorno al sesso e al denaro, gli unici “peccati” che accomunano tutti gli abitanti di questa, tutt’altro che ridente, cittadina.
L’autrice si spinge oltre ogni confine, descrivendo con dovizia di dettagli i primi tumulti sessuali e amorosi di adolescenti curiosi, il sesso vissuto come dovere coniugale privo di piacere per la maggior parte delle donne, il senso di colpa, il sesso disinibito vissuto come una sorta di liberazione mentale, oltre che fisica, per molti volgare e per pochi altri naturale.
All’epoca, però, il sesso era ancora visto, e lo sarebbe stato a lungo, come qualcosa di peccaminoso di sporco e soprattutto era un argomento tabù difficilmente sdoganabile.
Mi viene, allora, in mente il “caso” Melissa P. e i suoi colpi di spazzola per districare gli inesistenti nodi di una trama liscia e piatta come poche altre. Penso alla mancanza di originalità di questo prodotto, furba operazione commerciale che di erotico ha soltanto le pretese (non ambizioni, pretese!). Già, operazione commerciale, perché per me altro non è.
L’Italia intera si è scandalizzata, appassionata a una storiella senza trama, basata su cliché, completamente priva di innovazione e assolutamente banale che è finita per diventare anche un film. Poveri noi, mi viene da pensare!, che alimentiamo la fama di questa Peyton place dei poveri. Sia chiaro, neppure il romanzo della Metalious va considerato un’opera di fine letteratura, ma almeno ha a suo favore l’originalità della trama e delle tematiche affrontate, oltre che a un minimo di intreccio narrativo che, in tuta onestà, non guasta.
Ciò che 50 anni fa scandalizzò l’America intera e non soltanto ha fatto storia, è divenuto un modello letterario imitato che nel tempo non ha perso il suo smalto pepato e malizioso, ed è lì, ancora oggi, in un’epoca come la nostra dove si ostentano libertà fatue e non reali, a insegnarci che per fare scandalo e per vendere è necessario parlare di sesso. Segno che in fin dei conti i tabù non sono affatto caduti in prescrizione, bensì campeggiano in retaggi culturali duri a morire filgi di quello stesso provincialismo messo alla gogna da una casalinga come tante, ma dalla lingua tagliente come la Matalious.
Con Dorothy McGuire, Richard Egan, Sandra Dee, Troy Donahue, Arthur Kennedy
anche qui la fanno da padrone relazioni extraconiugali e primi amori passionali, scandalizzando, siamo soltanto nel 1959, il pubblico per i temi trattati
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