Il rosso è un colore forte, un colore che più di altri può essere definito come il colore dell’anima e del desiderio, il colore degli eccessi e delle emozioni, il colore della paura e dell’amore… Rosso come il sangue, rosso come la rabbia… Il rosso è un colore talmente intenso che può a volte persino disturbare, un colore dalle mille sfumature cangianti che “avvolge” ed eccita. Il rosso è un colore così denso e carico che si “sposa” con il cinema meglio e di più di quanto il lutto non si addica a Elettra: sono rossi, quasi estremizzati i tramonti del furente technicolor di una volta capace di trasfigurare con i suoi contrasti accentuati il cielo e le nuvole di quegli orizzonti infiniti che miticizzano la classicità dei western della nostra infanzia; è una macchia indelebile di rosso il vestito che fascia una sinuosa figura bionda perfidamente ammaliante sulle note suadenti di una canzone diventata “immortale”, laggiù vicino alle cascate del Niagara… è rosso il colore dei cuori feriti che sanguinano doloranti in tanti melò indimenticabili… è rosso (un rosso cupo che trascolora verso il nero) il colore che stigmatizza visualizzandola (ed è una scelta cromatica inevitabile) la profondità analitica dell’insuperata esperienza bergmaniana di “Sussurri e grida” che scandaglia l'anima e il mistero oltre la vita… Rosso.. il rosso di labbra adulterine ed invitanti… il rosso di una folta capigliatura fluente che invade tutto lo schermo, capace di infrangere la monocroma piattezza delle impercettibili sfumature fra il bianco e il nero, creando nuovi e suggestivi contrasti, che riescono a far diventare più erotico di uno spogliarello il sensuale sfilarsi ammiccante di un guanto … Rosso… Rosso come le efelidi.. Rosso… come il colore impalpabile, ma così “evidente” di una abito da sera che infrange le regole e diventa sfida, ed è così potente e aggressivo, così dirompente, da riempire inequivocabilmente i nostri occhi, amplificandosi a dismisura, nonostante il bianco e nero della pellicola, fino a diventare davvero la nota “stonata” e dominante di una scena memorabile che rese indomita e immortale “La figlia del vento”… Rosso.. il rosso delle fiamme che crepitano nei camini e il rosso degli incendi… i rossi “artificiali” di sfondi artatamente illuminati e diversissimi fra “Via col vento” e il finale espressionista e colorato con le luci della fiera di “Qualcuno verrà…” sul tizianesco contrasto del caschetto di una flebile, patetica e fiera figurina che stringe la sua borsa ad orsacchiotto… in una scena struggente e indimenticabile dove è “rosso” persino il colore che “annuncia” la morte… Rosso come la rabbia che rende ciechi e fa esplodere ira e furore.. rosso… rosso. IL ROSSO!!!!!!! Una bellissima “Signora in rosso” meteora fugace ed incantata di un sogno… unghie rosse di artigli ghermenti e graffianti… volti oscenamente sbaffati di rossetto… E’ al cinema che tutto diventa inevitabilmente, “profondamente (e definitivamente) rosso”: il fiume è rosso, le camicie sono rosse, e persino la zingara è rossa. Al cinema c’è un segno di rosso fra il bianco e il Verdone (e sembra quasi l’emblema di una bandiera) e a Venezia è il mese di dicembre che si color di un orrorifico “rosso shocking”. Sullo schermo il cielo è così rosso che diventa “di fuoco”; è l’alba che è rossa, e la tavolozza utilizzata, inevitabilmente di "tre colori" prevede sempre e comunque anche il rosso, che rappresenta anche l'ultimo, definitivo commiato di un genio troppo spesso sottrattoci da un destino crudele. Al cinema c’è una sottile linea che ha questo colore, il colore rosso del sangue. E’ rossa la palombella e anche la maschera della morte è rossa, analogamente a quella del terrore. Il rossetto colora labbra sempre rosse (solo una volta “di lurido blu”)… e anche il grano è rosso sangue. Al Führer si danno delle rose rosse (o addirittura scarlatte) perché la rosa è sempre rossa o scarlatta (e se ne possono regalare dozzine se si ha voglia di farlo), come è rossa l’ombra di Riata. Sullo schermo ci sono “i rossi e i bianchi” e anche una ragazza porta stivali che non possono che essere rossi… C’è il “rosso di sera” e anche il deserto - o il viburno, il sorgo - può diventare rosso, come le scarpette e il sangue del vampiro che lo è già di suo. "L’orchidea è rosso sangue" e c’è un particolare rosso che contraddistingue un improbabile autunno, c’è un “rosso nel buio” e la lettera è scarlatta. Anche le giubbe sono rosse (come le veneri) e nemmeno l’omicidio si sottrae: inesorabilmente “a luci rosse”. E’ rosso il segno della follia, rosso il barone. La casa è rossa.. e c’è un uomo che ha addirittura una scarpa di questo colore. “La fiammata” ha riverberi rossastri e le ombre sono rosse.. la neve è rossa , ed è in rosso la signora. La rosa del Cairo è invece solo purpurea, ma ritorna di un intenso color rosso il passaporto… e anche l’erba qualche volta si tinge di rosso, come il sangue che macchia la rosa. E nell’oceano c’è uno “Shark rosso” e si da la “caccia a Ottobre Rosso”… Rosso… Rosso.. ROSSO!!! Un colore davver importante e definitivo, un colore del quale il cinema non può e non vuole fare a meno.
Con Gong Li, Ma Jingwu, He Saifei, Cao Cuifen, Zhao Qi, Kong Lin, Jin Shuyuan, Ding Weimin
Amaro ritratto delle logiche del potere fra tradizioni secolari e immutabili di una Cina soffocata nella povertà chiusa e opprimente che non lascia speranza
Acceso melodramma danzato sospeso fra la vita e la morte, dove la "finzione" della scena irrompe prepotente nella vita in un tragico, inevitabile epilogo. Magico e "irreale" come il teatro
Limpida e disperata analisi di due anime e due idee contrapposte fra Destino e Caso. Un profondo viaggio nelle cosicenze che solo Kieslowski sapeva fare con tanta introspezione analitica
Con Gong Li, Jiang Weng, Teng Rujun, Liu Ji, Qian Ming
il fascino di una leggenda lontana, restituito attraverso sapienti contaminazioni di generi, fra il realismo e il western violento all'interno di un contesto storico molto particolare
Pessimistica dissertazione antonioniana sulle disgregazioni della borghesia, che conclude il ciclo così detto "dell'alienazione" portandolo alle estreme conseguenze della malattia
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