La ragazza, perché d’una ragazza si trattava ad onta di quei suoi fuorvianti capelli alla maschietta tinti d’un nero funereo, era seduta sul lato destro della stanza con lo sguardo rivolto in direzione di una porta di cui riuscivo ad intuire soltanto in parte l’esistenza a causa di un limitato angolo di visuale che mi permetteva di far mia una porzione oltremodo ristretta di quell’ambiente disadorno, e posto per di più in leggera penombra.
Conoscevo a menadito i frammenti di pensieri che Céline (ricordo persino il suo nome, si trattava della stessa ragazza che nel finale di quel film di Rivette andava in barca assieme a Julie) continuava a rimuginare in quella testolina indifesa, ora che le sue lunghe chiome d’un rosso accecante erano state così barbaramente falciate dalle forbici del parrucchiere per suo preciso volere. Un modo come un altro in fondo, per illudersi di espiare un illimitato senso di colpa che minacciava di imploderle dentro o che più semplicemente, pur non essendo propriamente paura, stava letteralmente mangiandole l’anima.
Ma quel reiterato silenzio, quella totale indifferenza nei confronti dei miei continui scatti che ritenevo fossero rubati e di cui lei era invece indifferentemente consapevole, continuavano ad inchiodarmi in quell’angolo come un pugile groggy ubriaco di pugni e vanagloria, inducendomi ad un comportamento moralmente riprovevole. E cos’altro avrei potuto essere in quei fatidici attimi all’infuori di un perfetto estraneo, coinvolto suo malgrado in una faccenda che non mi riguardava in alcun modo, se non un essere iniquo e perverso che andava ponendo l’intera sua fiducia nell’occhio freddo e meccanico di quella sua intrigante fotocamera?
Fu quel rabbrividente e gigantesco faccione di donna, gelida e bellissima ad un tempo, così simile alla Céline originale in tutto e per tutto tranne che per la lucentezza e le dimensioni della chioma, comparso all’improvviso in trasparenza lungo la parete di fronte, forse un fantasma della cattiva coscienza evocato probabilmente dalla stessa ragazza penitente, a scuotermi di botto dalle mie sterili ed ossessive rimuginazioni. E compresi distintamente che per lei il tempo dell’indifferenza sarebbe ben presto stato soppiantato dal tempo delle lacrime. Disperate, trasfigurate, amare, perché quel volto dell’altra sé stessa così inopinatamente sorto alle sue spalle e da lei principalmente percepito con gli occhi dell’anima, non le avrebbe più permesso di dimenticare. E l’eco della terribile accusa, pur non direttamente rivolto alla mia persona, mi vibrò di riflesso nei precordi. E mi sforzai di non ascoltare ulteriori particolari di quella piccola storia ignobile, turandomi le orecchie fino a farmele quasi sanguinare, io spettatore passivo costretto mio malgrado in quel momento a condividere una terribile colpa a causa della mia intrusiva presenza che andava irrimediabilmente rendendomi scomodo e volontario testimone. E nonostante la pena che provavo per la ragazza dal volto rigato dalle calde lacrime della colpa che non andrà più in barca con la sua amica Julie, rivolsi il mio pensiero unicamente a quel bambino mai nato che non avendo avuto neppure la consolazione di una lettera avrebbe dovuto accontentarsi solamente di una mia muta, estemporanea preghiera. Pur sempre meglio di un niente, del niente e così sia.
Con Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier, Marie-France Pisier
Volete mettere il magico fascino sprigionato dalla visione delle gesta delle spiritate Céline e Julie, antesignane del bunueliano “oscuro oggetto del desiderio”, che vi faranno sospirare a lungo prima di andare definitivamente in barca?
Con Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier, Marie-France Pisier
Volete mettere tre minuti filati di silenzio iniziale per un film che si snoda incessantemente su una giustapposizione di paradossali situazioni narrative provocate ad arte contro ogni parvenza di logica precostituita?
Con Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier, Marie-France Pisier
Volete mettere il fascino arcano della villa al 7 bis di rue du-Nadir-aux-Pommes e l’accattivante malia della coppia rossa e nera in un film ispirato a pagine letterarie di Henry James, Lewis Carroll e Adolfo Bioy Casares? Provare per credere!
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