Egregiamente coadiuvato dal suo fedele avvocato-sceneggiatore Krzysztof Piesiewick, Kieslowski ama dare vita ad avvisaglie, premonizioni, segnali, gesti, sensazioni, connessioni logiche, concatenamenti di azioni che a volte fungono da preludio a tragedie mai rappresentate in diretta e spiazzano l’essere umano colto alla sprovvista, privato delle sue fugaci certezze esistenziali e della sua fuorviante dialettica transcodificata, tradito a volte da un freddo apparecchio assolutamente incapace di calcolare il giusto valore dell’anima. L’indagine approfondita sulle facoltà di comunicazione fra gli esseri umani, che si guarda bene dall’intervenire sui risvolti etici di tali comportamenti, pone costantemente in evidenza la capacità del caso di interferire nella vita della gente, tramite una serie di corsi e ricorsi che conducono a singolari interdipendenze tra avvenimenti separati tra di loro da un cospicuo numero di anni.
Sebbene posto in una posizione di scetticismo rispetto al problema religioso, l’autore riesce a conferire ai suoi personaggi pur tra mille travagli esistenziali, quel tocco decisionale che porta in direzione di scelte non disfattiste con la serenità di chi può guardare ancora alla vita con un pizzico di fiducia, fornendo inoltre dettagli, metafore, indizi di fondamentale importanza ai fini dell’economia delle storie, che tendono a creare un ritmo ben preciso nel loro logico concatenamento e saggiano il grado di attenzione dello spettatore.
La cura maniacale dei particolari si avverte nell’intensità emotiva dei dialoghi, nell’analisi attenta ai valori dell’individuo, nella presa di distanza dalla materia rappresentata, nell’applicazione costante del principio di casualità e nella disseminazione di metafore (ad esempio sequenze di simultanei voli di piccioni da terra che ci richiamano apertamente ad un concetto di libertà spesso vagheggiato nelle sue opere), oltre che, come al solito, nello piazzamento dello spettatore (inserimento di elementi che entreranno in gioco soltanto in un secondo tempo)........
Attimi di vita dalla consistenza di tragedia, espressi con la rassegnazione di chi non ha più nulla da chiedere al destino all’infuori di una quotidiana sopravvivenza ridotta a semplici sprazzi di memoria. Stile scarno, essenziale come sempre, teso al cuore della vicenda. Storie senza bagliori apparenti, punteggiate da sussulti di lacerante ordinarietà, costellate di personaggi dipinti in tutta la loro aureolare dimensione di antieroi e trascinate fino al suo sorprendente epilogo con circospezione ed apparente indolenza. Cronache kieslowskiane riservate purtroppo a pochi eletti. Da ammirare e gustare principalmente con gli occhi dell’anima.
Con Maria Koscialkowska, Teresa Marczewska, Tadeusz Lomnicki, Marian Opania
Kieslowski sbaglia: l’incontro di due anime in pena accumunate e divise da un passato intriso di scrupoli morali accende la catarsi ma non spegne del tutto la dolorosa spinta del ricordo.
Con Ewa Blaszczyk, Piotr Machalica, Jan Jankowski, Artur Barcis, Jolanta Pietek-Górecka
Perché parlare di coppia in crisi (laddove tale termine è spesso sinonimo di calo di rendimento agonistico) proprio quando la contesa tra le parti divampa più violenta che mai sul focolare domestico trasformato in campo di battaglia?
Con Jerzy Stuhr, Zbigniew Zamachowski, Henryk Bista, Olaf Lubaszenko, Maciej Stuhr
Il fine (la febbre del possesso) giustifica i mezzi (la volontaria mutilazione di sé), ma soltanto in apparenza. Che sia la follia il motore del mondo e l’autolesionismo il suo profeta?
Le due VERONICHE si osservano per una frazione di secondo, compenetrando per intero il mistero delle armonie esistenziali che non può essere condiviso. Ecco perché una delle due morire.
Una scelta di morte sta ad una scelta di non vita come un suicidio reale sta ad un suicidio simulato. E la sinfonia della vita ritrova la dinamicità del suo fluire.
Fantozzi Dr. Jeckyll ed il Conte di Montecristo Mr. Hyde non hanno completato la loro metamorfosi kafkiana. E l’amore scacciato dalla porta rientra dalla finestra (del carcere).
I protagonisti della trilogia graziati ad arte testimoniano di un gioco del caso spinto ad eccessi che tradiscono irrimediabilmente la forzatura indotta dalla mano dell'uomo. Come dire, gli schemi narrativi che prendono il sopravvento sulla vita reale.
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