Julie, la ragazza dai capelli rossi, legge distrattamente un libro dello stesso colore, seduta su una panchina di Montmartre e respirando compiaciuta la fresca brezza del parco mentre un gatto ben pasciuto è intento a fissare un’ipotetica preda fuori campo. Tre minuti filati di silenzio per un film ispirato a pagine letterarie di Henry James, Lewis Carroll e Adolfo Bioy Casares, che si snoda incessantemente su una giustapposizione di paradossali situazioni narrative provocate ad arte contro ogni parvenza di logica precostituita. Poi al passaggio di Céline un’esclamazione improvvisa di Julie rompe il reiterato mutismo. Le due ragazze si scrutano per un attimo, si pedinano, s’inseguono, ed è l’inizio di un’allegra sarabanda in cui per il momento è ancora il silenzio a regnare indisturbato, rotto qua e là dal singhiozzo sempre più insistente del traffico. E’ certamente parco in quanto a parole Rivette, ma solamente nello spiazzante incipit del suo stravagante “Céline et Julie vont en bateau” ovvero “Phantom ladies over Paris”: macchina da presa manovrata a mano, a registrare un instancabile inseguimento tra rumori e sapori di mercato che si svolge come un doveroso rituale, preludio ad una sincronica fusione d’intenti di due personalità all’apparenza antitetiche tra loro, ma cucite insieme dal filo comune della stravaganza, destinate ad incrociarsi, scrutarsi, evitarsi, dividersi, per poi ricominciare il pedinamento ed anche se dopo tredici minuti di melina narrativa si assiste al primo approccio diretto, la rossa Julie e la bruna Céline sono ancora ben lungi dall’andare in barca con tanto di bambina al seguito.......................... La musica cessa di colpo, qualcosa di strano si avverte nell'aria. Stacco. La bionda Viva, appena sopravvenuta, fissa una presenza inquietante all’angolo opposto del salone. Stacco. La bruna Leni dall’altro lato scruta la rivale in nervoso silenzio aspirando lentamente il fumo della sigaretta. Stacco. La ragazza in primissimo piano sul lato sinistro del fotogramma, quasi presa alla sprovvista dalla mdp, si ritrae timorosa, presagendo vento di tempesta. Stacco. La ticket girl come spuntata dal nulla incede decisa in avanti quasi a dar vita ad uno sguardo in soggettiva mentre come per incanto la musica rompe il fitto silenzio riappropriandosi del controllo del salone, più chiassosa che mai. La vita riprende il suo corso. Il sangue ricomincia a scorrere nelle vene. Nell’arco di una manciata di secondi Rivette pone tutte le sue carte in tavola, delinea chiaramente le psicologie individuali, mette in scena un dislocante gioco delle parti, scandaglia le strategie dei suoi personaggi preannunciando un
DUELLE finale che si rivelerà quasi come una beffa per lo spettatore poco avvezzo alle sue fuorvianti tematiche, dopo una prima parte prevalentemente preparatoria che già lascia intravedere una sottile ragnatela di intrighi tutti al femminile, in una messa in scena pullulante di misteri intravisti di riflesso, con una torbida luna a fare da comprimaria, velata da una sottile cortina di nebbia...........
Ecco, le eroine rivettiane sembrano scolpite in un unico grande blocco di ghiaccio. Ricche di predeterminazione e di lucidità mentale, sempre pronte a fare sfoggio del loro sangue freddo nei momenti di più precario equilibrio, ma incapaci di abbandonarsi completamente alla malia dei sentimenti, si offrono per l’appunto sullo schermo in tutta la loro bellezza e scontrosità, senza la minima ombra di generosa partecipazione, in quella loro presenza impantanata nell’ambigua autoreferenzialità di dialoghi e movenze che sembrano non condurre da nessuna parte, ma che invece risultano parte integrante di un meccanismo narrativo che scorre inesorabilmente verso un inesorabile epilogo quasi spiazzante nella sua lucida coerenza, tutto calato in un silenzio di tomba, esatta antitesi delle tonitruanti rese dei conti con tanto di “deguello” cui il cinema ci ha spesso abituato.
Con Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier, Marie-France Pisier
Le spiritate CELINE e JULIE, perennemente dedite ad un continuo scambio di ruoli ed alla creazione di un “oscuro oggetto del desiderio” ante litteram a senso unico alternato, rompono finalmente gli indugi attraversando lo specchio.
VIVA, LENI, LUCIE, JEANNE, SILVIA... personaggi buttati sulla scacchiera filmica quasi con noncuranza, a recitare con sinistra consapevolezza i versi letali di un gioco esoterico che si delinea pian piano per gradi con inesorabile determinazione.
GIULA e MORAG se le danno di santa ragione in un eccentrico saggio di teatro filmato che mira a rappresentare una fosca storia di vendetta intinta nella nemesi più tenebrosa ed in una scrittura filmica pervenuta ad un massimo grado di stilizzazione.
La presenza di LÉO, tutta freddezza ed enigmaticità, con la sua attitudine da gatta scontrosa ed introversa conferisce un alone di inquietante ambiguità a questo vorticoso giro di giostra in cui ciò che veramente conta è arrivare a tirare il fiato.
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