La polvere dell'ignoranza (confessioni di un lobo reciso). "Io sono il diamante che brillerà dei riflessi opachi dei vostri rifiuti" - Chapter I - Ho sentito l'urlo della vernice fresca
farsi nota dissonante_dissacrante recita a (s)comporre sul pentagramma della miseria
la sacra armonia _inascoltata_
dello strazio. Sola, raccogliendo preghiere di artigiano reietto,
la materia si(#) fa(b) furore,
musica dai ritmi violent(at)i.
Nel gesto che squarcia la tela del conformismo (ho udito) il sospiro impietoso della tragedia seminale
(lucida reazione al silenzio vigliacco di chi mendica
la sordida crostata di un facile trionfo) - Reprise - [Ha i colori sgargianti della scomoda angoscia].
Ho trattenuto nei timpani eccitati
cadenze di svenduta sacralità.
Lo zelante sudore cretaceo
ha lambito l'ambito lobo - Chapter II - Ora giaccio _abbandonato_
sul marciapiede del tempo
sotto le ruvide coltri
della polvere dell'ignoranza.
Condanna! E' ascoltare il tonfo
meccanico di passi appassiti,
[ascoltare] in scarpe sudicie
di gomma l'Idiozia che passeggia vigliacca a gambe levate
a braccetto con squallide ombre.
[Senza voltarsi]. Rottame di carne (de)mente, mi sferza il nauseante riso del disprezzo [schiumante]
da bocche circoncise fin dalla nascita, nutrite dal latte scaduto
di seni senili_rinsecchiti - Dissolvenza - [La solitudine è più chiassosa delle vostre voci
scalmanate]. La _mia_ solitudine si popola di boati silenziosi [rimpiango la folla] - Chapter III - Troverò. Io troverò una bocca
disgraziata che mi lasci urlare:
"Io sono l'orecchio moz_zato di Van Gogh". (Da Liberodiscrivere.it)
L'acqua è femmina, la luna è donna. Le stelle pure, ed hanno la voce bianca. La morte è la regina che figli non può averne ed evita di associare al trono un inutile re. Ed i numeri servono a contare i morti: uomini.
Il colore rifugge la banlieue, solo bianchi e neri in corsa per l'ultimo treno. Che la vita è fatta di più di quattro lettere, ma dura meno di un sorso di aria. Libera caduta in schiavo pregiudizio, e vertigini etniche.
Il talento è perle di sudore sputate sulla tela: raccoglierle fa schifo. Magari fossero contagiose, dico io. L'emarginazione è gocce di ignoranza sputate in faccia: asciugarle fa male. E sono dannatamente contagiose.
Formalità che diventa rito, il rito è sacro, il sacro borghese è teoria del "portamento" ed etichetta di vita, la vita passa per il sesso e la morte. Il coito è interrotto, la morte interrompe. E si ricomincia, ad libitum sfumando ac perpetrando.
Con Antoine Monnier, Tina Irissari, Henri de Maublanc
La deformazione viaggia con o contro corrente? Il pro-forma conforma, l'anti-forma riforma? Il disagio è apolitico, a volte asociale. Esiste, punto. E l'impegno non è solo dibattito, è anche comprare un'arma e chiamarla (ir)redenzione.
Con Dirk Bogarde, Andréa Ferréol, Klaus Löwitsch, Volker Spengler
Doppiezza come fragilità ed incapacità di vestire un abito solo, il proprio. Pirandello incontra Nabokov in Germania nella sala di un cinema. E l'interiorità è specchio e secchio dei corsi storici: doppio, ovvio. Microcosmo che "doppia" il macrocosmo.
"Los Caprichos" di Werner Herzog, su gentile concessione di Francisco Goya. La brutalità che si volta ha l'aspetto della stupidità. Tragico dicasi grottesco. E l'idiozia ha l'odore dell'uniforme ed il sapore dell'uomo.
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