Prima parte di un progetto monumentale d’immane portata, a tutt’oggi arricchito di due sequel per un totale di trenta capitoli, Heimat, “IL LUOGO DEL DESIDERIO NON ANCORA ESAUDITO”, ci restituisce il potere (ri)evocativo ed immaginifico del cinema e va assaporato come un vecchio vino d’annata prezioso e profumato, da centellinare fotogramma per fotogramma fino all'ultima goccia, lasciandosi deliziare non tanto dal serpeggiante susseguirsi di avvenimenti narrati con un asciutto vigore lontano anni luce da qualsiasi tono di enfasi melodrammatica quanto da quel suo fascinoso sapore d’epoca rivissuta alla luce di una contemporaneità tutta tesa alla riappropriazione della sua memoria collettiva e ad una più coerente ed obiettiva reinterpretazione di fatti e misfatti di non vetusta memoria, da contemplare con animo sereno e compassato spirito autocritico.
Per non parlare poi dell'esclusivo fascino e dell’alta carica drammatica che sprigiona talvolta dal cuore stesso di un bianconero dall’estrema essenzialità, che nel suo cogliere l’arcana essenza del flusso di stagioni ormai remote declina alla perfezione le atmosfere retro rivisitate con sensibilità ed estremo senso della misura, sostituito a tratti da barlumi di morbide e calorose tonalità coloristiche che sprizzano come raggi di tiepido sole in una giornata d’intenso chiarore invernale e che dal nono episodio in poi prenderanno il controllo quasi totale della situazione.
L’opera di Reitz, firmatario nel 1962 di quel “Manifesto di Oberhausen”, punto d’avvio del “Nuovo cinema tedesco” che annovera tra le sue file nomi di spicco come Wenders, Herzog, Fassbinder e Schlondorff, è da considerare come un omaggio dell'autore alle suggestioni ed ai profumi del “luogo natale e di residenza, paese d’origine e casa paterna” (definito da Ernst Bloch come "Il regno delle brame e delle nostalgie, dei desideri e dei bisogni, la grande miniera della prassi non ancora addomesticata, il luogo del desiderio non ancora esaudito”), vero ed unico protagonista di una torrenziale cronaca che nella sua prima parte abbraccia un periodo di tempo molto esteso, dal 1919 al 1982 con una serie interminabile di personaggi.
In “Heimat” pulsa il cuore della Germania moderna, restituita alla vista attraverso gli occhi della tradizione con una nuova ed inedita sensibilità, grazie ad un tocco autoriale che trasforma una materia prevalentemente intimista e tutta circoscritta nella sfera del privato in una cronaca palpitante ed a tratti intrisa di visionarietà, che acquisisce una decisa valenza universale lasciando già presagire la fine dell’agonia del popolo tedesco e la riunione con i fratelli (non più) separati al di là del muro.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Reichshöhenstrasse
Regia di Edgar Reitz
Con Marita Breuer, Jörg Hube, Rüdiger Weigang, Eva Maria Bayerwaltes, Johannes Metzdorf
La magia del cinema impersonata da una mitica Zarah Leander ispira sogni, illusioni e fremiti amorosi che neppure incombenti presagi di morte evocati da anelli a forma di teschio riescono a smorzare.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Auf und davon und zurück
Regia di Edgar Reitz
Con Marita Breuer, Jörg Hube, Dieter Schaad, Karin Rasenack, Rüdiger Weigang
Il gelido urlo di guerra indelebilmente scolpito nell’inconscio torna a risuonare sinistramente ridestando vaghi orrori e repulsioni avvolti nelle nebbie del tempo. E la magia del cinema cede il posto alla cronaca nuda.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Die Liebe der Soldaten
Regia di Edgar Reitz
Con Marita Breuer, Jörg Hube, Karin Rasenack, Johannes Metzdorf, Gertrud Bredel
Si, l’amore de soldati è effimero e perituro. E labile come il confine fra la vita e la morte. Amore che s’accontenta di una notte trascorsa a rimembrare il passato. E domani si va di corsa a Samarcanda.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Der Amerikaner
Regia di Edgar Reitz
Con Dieter Schaad, Marita Breuer, Karin Rasenack, Rüdiger Weigang, Gertrud Bredel
Tra ritorno e non ritorno la differenza balza all’occhio. Il ritorno riapre lo squarcio delle ferite sulla carne straziata dal forzato abbandono. Il non ritorno lenisce tutti i mali, placa, blandisce, molcisce. Guidando l’animo all’oblio.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Hermännchen
Regia di Edgar Reitz
Con Peter Harting, Gudrun Landgrebe, Marita Breuer, Jörg Richter, Mathias Kniesbeck
Creature prese nel vortice di un’infatuazione che sfugge loro completamente di mano, tra verginali turbamenti giovanili, simbiotiche affinità oggettive ed osmotiche compenetrazioni di dolore e sentimento.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Die stolzen Jahre
Regia di Edgar Reitz
Con Mathias Kniesbeck, Michael Kausch, Jörg Richter, Marita Breuer, Peter Harting
Anni di musica intenta a ridisegnare le sue coordinate sinfoniche ad immagine e somiglianza del nuovo cuore della nazione che vibra sempre più all’unisono con i suoi apparati industriali e commerciali.
Titolo originale Heimat: Eine Chronik in elf Teilen - Das Fest der Lebenden und der Toten
Regia di Edgar Reitz
Con Peter Harting, Mathias Kniesbeck, Dieter Schaad, Marita Breuer, Michael Kausch
La materia sembra letteralmente esplodere, mentre le distanze temporali fra i vivi ed i morti vengono azzerate e letteralmente imprigionate nell'intreccio sottile e tenace di una ragnatela onirica.
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