
Buonasera, sono una bomba. Vengo qui perché mi sento elusa, e per un ordigno essere sfuggiti è lo smacco più doloroso che possa darsi. Sono una bomba in cerca di qualcuno che parli di me. L’Italia è sempre stato un buon posto per venire a riposarsi, un paese in cui il mio lavoro di solito è stimato ed apprezzato finanche dai miei detrattori di sempre. I commentatori, il grande pubblico, la coscienza pulsante di questo popolo, questi coraggiosi individui informati che con pazienza ed impegno si mettono lì a contare i pezzi di osso e i brani di carne che sono l’effetto della mia opera e che neanche io ormai conto più. Mi avete chiamato tanto, recentemente, così mi sono ripresentata puntuale, anche se ho davvero molto da fare negli ultimi tempi. Sono stata a Londra la settimana scorsa ma mi avete detto che quel lavoro era poco importante, che era una semplice conseguenza del contratto a tempo indeterminato che mi tiene costantemente occupata in Iraq. Ho letto che i feriti ed i morti che ho fatto a Euston e Liverpool St. erano la vostra cattiva coscienza, che è a Baghdad che bisogna guardare, e via con i programmi tv in cui si riaccende la discussione sull’opportunità di continuare ad utilizzarmi in Iraq, e poi ho letto anche che vi siete indignati perché non tutte le persone che avevano assistito al mio lavoro ne avevano voluto commentare le modalità e gli effetti deflagranti, che alcuni sono rimasti muti. Allora io volevo ringraziare tutti quelli che con onestà hanno avuto le palle (scusate il termine) di sporcarsi le mani e la lingua con la morte che ho seminato e che hanno accantonato gli argomenti faceti per un giorno ed una notte, consapevoli di essere nel bel mezzo di una guerra e che la guerra ed i morti meritano bene un giorno di riflessione e di discussione, perché non tutto il mondo è cinema e non tutto il mondo scherza. Avete fatto esattamente quello che avevo in mente di fare, avete onorevolmente assolto al vostro compito di occidentali sotto attacco, e di questo vi si deve dar merito, perché quando chi mi ha posto in quelle stazioni della metropolitana mi ci ha depositato con cura come una chioccia ad orologeria, era precisamente questo l’obiettivo che si riproponeva: svegliare le vostre coscienze ed innalzare il vostro grado di attenzione affinché saltaste sulle vostre sedie all’idea che queste sedie possano un giorno vicino saltare in aria ad opera mia. Ma c’è di più: voi siete dei democratici, e siete in dissenso con il vostro governo. Voi siete quelli che devono, secondo il ruolino che ci hanno imposto, scrollare gli altri, quelli che dormono, e ricordar loro che è tutto merito della vostra ignavia, della vostra pigrizia, del vostro opulento disinteresse per gli eventi, se le teste d’uovo dei politici seguitano a darvela a bere con la giustizia della presunta causa pacificatrice. Ed incazzarvi, dovevate, per quei morti ma ancor di più per le decine di morti che faccio quando siete voi a commissionarmi una strage, laggiù nel Medio Oriente. Questo dovevate fare e questo avete fatto, bravi. Bravissimi. Mettere sulla bilancia morti di qua e morti di là ed urlare chiaro che di questi avvenimenti si deve parlare, tutti, e che chi non ne parla è come uno struzzo che si nasconde con i suoi giochini di parole ed i suoi abbecedari della futilità. Adesso però ho un piccolo regalo per voi, proprio oggi, e voi non mi date attenzione. Perché? Ragazzi, signori e signore che siete consapevoli, gente dalla lingua pronta e dal commento in canna, oggi ne ho fatti saltare 32, e tutti tra i dieci ed i 13 anni, e proprio a Baghdad, perché voi aveste l’occasione di dire, di gridare ECCO! GUARDATE DOVE STA LA MORTE OGNI GIORNO, GUARDATE L’ORRORE CHE SI SEMINA CON I NOSTRI SOLDI!. Ma non ho letto nulla qui. Quelli che scherzavano, come ogni giorno. Quelli che ingannavano il tempo dell’ufficio con le battute, quelli li davo per scontati. Ma gli altri, voi che siete attenti e che sapete condannare al momento giusto, dove sono le vostre condanne, dov’è la vostra pietà, che mi serve, dov’è il vostro grido angosciato di padri, dov’è l’urlo, dov’è la riprovazione per gli ignavi? Oggi ho lavorato tanto, e niente. Che forse vi servo soltanto quando dovete far polemica? Che forse vi svegliate veramente soltanto quando avete da rintuzzarvi per motivi personali che esulano dal mio lavoro tanto concreto e tanto lampante? Che forse questi 32 non erano abbastanza per saltare sulle vostre sedie e farvi venir voglia di andare a prendere vostro figlio a scuola prima dell’ora di uscita e portarlo a fare qualcosa che non fate insieme da molto tempo? Io mi sento sottovalutata, ecco. Io mi sento usata, e non da quel disgraziato che si è schiantato contro un tank laggiù a Baghdad, ma da voi, che mi ricordate nei vostri discorsi soltanto per questioni di antipatia spicciola, per poter uncinare con ricatti etici chi vi sta sui cosiddetti per ragioni altre e preesistenti all’esplosione. Lo so. Voi siete quelli che parlano del Vajont per finire al condominio, voi siete quelli che vanno alle tribune politiche per finire al posteggio, voi siete quelli che vanno a vedere Fidel per finire al rhum, e poi di questo stesso qualunquismo amate accusare gli altri, che non conoscete, solo perché tacciono. Voi siete l’Italia. Alla prossima, ci vediamo presto. 32 baci.
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