Insistere nel mostrare rituali e preparazioni accurate è un pò come consacrare la metafora dello stesso creare un film,quando poi serve per affrontare un argomanto "tabù" come il cannibalismo l'interesse orrorifico e maniacale pone al centro dell'attenzione l'uomo in quanto tale,diventa il soggetto e l'oggetto, (anche contorno,per scherzare sui doppi sensi)e tutto ruota su un'analisi accurata delle problematiche e dei limiti,l'uomo viene messo a nudo di fronte allo spettatore,può turbare così come le immagini crude o sottintese che tali storie portano con sè. Per questo motivo ho scelto film che privileggiassero un'analisi dell'uomo senza ricorrere alla mediazione delle classiche figure antropomorfe di certo cinema horror,vale a dire: mostri,mutanti,zombi,vampiri...e simili che pure hanno affrontato il tema del cannibalismo ma con altro intento.
Con Maruschka Detmers, Michele Placido, Juan Diego, Michel Piccoli, Nicoletta Braschi
è necessaria una pacata introduzione all'argomento quasi sotto forma di documentario; Ferreri ci introduce,negando la visione del orrore, in un film dal titolo più che mai carico di enfasi
Titolo originale The Cook, the Thief, his Wife and her Lover
Regia di Peter Greenaway
Con Richard Bohringer, Helen Mirren, Michael Gambon, Alan Howard, Tim Roth, Ciarán Hinds
Chi fa del cinema dell'artifizio il proprio credo non può lasciarsi sfuggire l'intera filmografia di Greenaway, (in vetta alle mie preferenze),fascino e ironia di chi sa provocare
non è un capolavoro,ma è l'agghiacciante ricostruzione di un fatto realmente accaduto,nelle estreme condizioni di sopportabilità dell'uomo tra morte e "tabù"
Per poter giudicare penso bisogni essere osservatori onnivori ma non acritici, perciò è giusto abbandonare i propri pregiudizi e concludere come iniziato con un film controverso fintamente semidocumentaristico
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