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the books organize themselves
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una tranquilla notte di inizio estate. da poco, da qualche giorno. anche in tivù, dal registratore è estate. in una di quelle deliziose cittadine americane dove non succede nulla e dove i giovani solitamente vanno allo sbando. però non siamo dalle parti di rain. siamo a reach the rock, bel film di william ryan. e in questa serata calda, dove un temporale si fa desiderare oltre misura, facciamo la conoscenza di robin. interpretato da alessandro nivola, non male il ragazzo. c'è anche william sadler in una bella parte da protagonista e soprattutto ci sono le belle musiche di john mctiernan dei tortoise. le notti sono lunghe quando non si ha sonno e non si "perde tempo" a dormire. è sceneggiato bene il film, scritto con cognizione, non il solito film sul james dean di provincia di turno. fa caldo, e insonne si pensa a tante cose. e la scena finale di robin che ha reached the rock, mentre il sole sta nascendo e finalmente piove, non mi ha rotto l'incantesimo di un bel film. è un preludio alla rottura con un passato scomodo. piove ci si lava di dosso brutti ricordi, e una vita inutile. acqua anche in the shout, un acquazzone pone fine al film di skolimowski, che mi ha un pò ricordato picnic ad hanging rock, forse per le origini magiche che l'urlo del titolo si porta dietro. arcaici insegnamenti sciamanici australiani trapiantati in inghilterra. sconvolgimenti in una famiglia, in un manicomio in un'isola che di suo dava già di che preoccupare memore del capolavoro di robin hardy THE WICKER MAN, di cui ricordo era in lavorazione un rifacimento con christopher lee e sean astin. sassi spezzati tra due scarpe, e ossa affilate puntate per uccidere. cose senza tempo in un tempo pratico e poco propenso a perdersi in pratiche che si perdono nei tempi. dispiace che lost sia sceneggiato male e che le relazioni tra i caratteri siano tagliati con il cutter per farle combaciare con l'inizio e la fine di ciascun episodio. non è hbo e si vede, però è inutile negare che attanaglia. dove sono arrivati? in che razza di non luogo sono riusciti a sopravvivere? la pioggia cadrà veramente su di loro? ci saranno loro su quell'isola o magari stanno vivendo un tempo sospeso e sull'isola ci sono supermercati, hotel e ogni segno di civilizzazione? il senso di disorientamento di robin è lo stesso delle persone a bordo della black whale III nel film di cardona jr. i dispersi di lost sono in balia della paura dell'ignoto come i matti dè l'australiano. l'urlo in fermo immagine di alan bates è arcaico come il terrore provato dinnanzi all'efferratezza delle sorelle di la casa dalle finestre che ridono e alle ragazze che tornano dalla roccia sospeso del capolavoro di peter weir. qualcosa che non è possibile sensare. come nei racconti di eraldo baldini, nell'orrore dè l'aldilà fulciano o nella routine sconvolta dei morti viventi romeriani e saviniani

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