Suggestivo viaggio a scopo documentaristico sullo sfondo di un’Africa degli anni ’70, con tappe in Kenya, Tanzania ed Uganda, sottolineato dallo stridente sax di Gato Barbieri. Un susseguirsi di fieri volti di etnie che sfilano austere davanti all’obiettivo, fieramente conscie della propria indissolubile africanità.
Suono tribale di un sassofono zigzagante in laceranti cascate di note dal disumano, disperante stridio, in totale sintonia con l’accorato grido di dolore del volto femminile dell’Africa che piange i suoi interminabili lutti.
Visioni di secolari alberi sfiorati dal vento, sperduti negli intrichi delle foreste, simili a mostruose entità, immersi in un profondo e cieco silenzio, a richiamare l'irrazionalità animale delle arcaiche Furie.
Primigenio coro di un intero popolo da poco uscito dalle pastoie del colonialismo, indirizzato con alterne fortune sulla strada di un dignitoso quanto emblematico sviluppo.
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