Il lungo addio
- Giallo
- USA
- durata 112'
Titolo originale The Long Goodbye
Regia di Robert Altman
Con Elliott Gould, Nina van Pallandt, Sterling Hayden, Mark Rydell, Henry Gibson
Quel Vangelo che si richiude, mosso dal vento. L'interpretazione dei fedeli tutti, quella maggioritaria, secondo cui la chiusura inattesa di quel testo sacro starebbe a significare "il cammino si è compiuto".. e le premonizioni più cupe, i presagi meno consolatori di chi non riesce, non vuole, non sa sperare. Di chi a Credere proprio non ce la fa, e in quella copertina violentemente richiusa non può vedere altro che inquietudine, assenza, un simbolo di disperante mancanza. La fine di qualcosa. Oppure la terza via.. la via dell'incertezza, lo sguardo di chi vorrebbe poter sperare, ma non adesso, non così, non per dovere. La prospettiva silente e sofferta di chi si ostina ad immaginare, perchè ciò che vede non ha colori, e ciò che sfiora non ha contorni rassicuranti. Le tre 'vie' sono tutte legittime, parallele tra loro, ma forse si sono, per una volta almeno, anche solo per pochi istanti, miracolosamente incontrate. Disattendendo le basilari logiche della geometria piana hanno voluto fare uno strappo.. ed incrociarsi in un tango estenuante e vitale, dolente e appassionato. Danza macabra per alcuni.. magico rituale per altri.. atto dovuto a sè stessi per altri ancora. Resta il ricordo, la testimonianza, il soffocante senso d'impotenza e al tempo stesso di fiducia in quanto d'umano, ovvero di divino, è rimasto in noi tutti. Doni preziosi d'un uomo come tanti, venuto dall'est. Un attore dicevano.. in viaggio con la sua compagnia per portare il sorriso ai popoli che non conoscevano i sorrisi. Un affabulatore dicevano.. in missione 'diplomatica' per convincere quanti più uomini ad 'investire' nelle merci da lui rappresentate, in ciò che aveva da offrire. Uno sportivo dicevano.. impegnato nella più estenuante delle maratone, una corsa intorno al mondo lunga più di vent'anni.. una gara il cui punto d'arrivo era difficile a scorgersi, lontano com'era, pareva irraggiungibile. Dicevano di lui molte cose.. e forse in ognuna di esse c'era una punta di verità. Ma una cosa di certo nessuno l'avrebbe mai detta, nessuno se la aspettava.. e cioè che quell'uomo fortunato, tanto sicuro, tanto potente, tanto avveduto e tanto vitale avrebbe un giorno imparato a soffrire.. e avrebbe fatto, della sua sofferenza, un esempio di coraggio, speranza e carità per tutto il genere umano. Da potente qual'era, venerato e riverito da tutti, avrebbe potuto scegliere di alleviare il suo umano, personalissimo dolore.. avrebbe potuto lasciare che altri proseguissero la sua opera.. avrebbe potuto, legittimamente, scegliere di soffrire da solo. Invece spiazzò tutti.. da magnifico attore qual'era! rallentò il suo passo deciso.. curvò la sua ombra maestosa.. abbassò il tono della sua voce stentorea. Prima i suoi interlocutori erano generali, cardinali e capi di stato.. adesso parlava solo ai 'suoi' ragazzi. Prima girava il mondo con passo spedito.. adesso il suo calvario era un gesto della mano. E forse fu proprio in quel momento che l'uomo iniziò ad alzarsi, camminare e parlare davvero. In fondo, dicevano, era solo un bravo attore. Arrivederci, Padre.
Titolo originale The Long Goodbye
Regia di Robert Altman
Con Elliott Gould, Nina van Pallandt, Sterling Hayden, Mark Rydell, Henry Gibson
Titolo originale Sokout
Regia di Mohsen Makhmalbaf
Con Tahmineh Normatova, Nadereh Abdelahyeva, Goibibi Ziadolahyeva
Titolo originale In the Name of the Father
Regia di Jim Sheridan
Con Daniel Day-Lewis, Pete Postlethwaite, Emma Thompson, John Lynch
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