"Ora io non temo, o mia Cinzia, i lugubri Mani, né rallento il debito fatale all'estremo rogo; ma che, morto, io per caso sia privo del tuo amore, questo timore è per me più terribile delle stesse esequie. NOn così lievemente si attaccò Amore ai nostri occhi al punto che la mia polvere, scordato ormai l'amore, ne sia priva... laggiù, qualunque cosa io sarò, vana immagine, sarò detto tuo". Properzio, VI, 19.
Per R., colonizzatore di fiori rossi.
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