" Non puoi saperlo ma io, già da anni, da quando ero ragazzo, sono ossessionato dall' idea di correre nudo per strada. Spogliarmi non tanto per scandalizzare, quanto per essere il primo a farlo, per il bene di tutti. Immagina un po': togliermi improvvisamente tutti gli abiti e lanciarmi tra la gente a pelle nuda. Magari, dopo tre o quattro scorribande del genere in punti diversi della città, qualcuno potrebbe unirsi a me. Mi segui? Qualcuno che sentirà di dovere, in qualche modo, assorbire nel suo corpo la mia eccitazione. Immagino che il primo a essere contagiato sarà un pazzo; ma poi ne seguiranno altri, sono sicuro, e fra questi la prima sarà una donna. Si strapperà improvvisamente gli abiti di dossso e sorriderà di sollievo e di felicità. La gente la segnerà a dito, ridendo, ma lei, con calma, si toglierà l' armatura di stoffa, e vedendo quel corpo gli altri taceranno e capiranno qualcosa. Poi ci sarà un lungo silenzio e all' improvviso, di colpo, la tensione accumulata nello sforzo di occultamento, di copertura, di mimetizzazione, si scaricherà con un' esplosione asssordante sopra le loro teste e scoppierà una tempesta. Una donna e un' altra ancora, e poi un uomo e dei bambini. Una tempesta con lampi di corpi nudi (mi piace sempre immaginare questo momento). Naturalmente interverranno subito i reparti del buoncostume: poliziotti speciali con occhiali protettivi che correranno tra i diversi focolai di depravazione, equipaggiati di tele cerate e guanti di amianto perché è ripugnante toccare una persona (penso sempre che un uomo nudo potrebbe fendere la folla come un coltello. Tutti si ritrarrebbero da lui come da una malattia infettiva o da una ferita aperta)." (David Grossman, " Che tu sia per me il coltello").
Scoprire improvvisamente i seni come simulazione di avide meteore di carne, scopirli di fronte alla finestra, la quale acquisirà la forma di un viaggio nella sciolta e dentata pelle.
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