Non si può dimenticare, non si può rimanere in silenzio dopo una notizia del genere, arrivata prematuramente in un mondo in cui l'aspettativa di vita si è ormai alzata. Se neanche voi potete tacere, usate la sezione commenti di questo post per ricordare David Lynch come meglio credete
Sono passati ben 102 anni da quando il film Nosferatu veniva proiettato per la prima volta, poi bruciato e recuperato, eppure eccoci qui, a parlare di un remake che riaccende un dibattito che sembrava sepolto sotto montagne di celluloide in fiamme.
Mentre è sul grande schermo, riscontrando anche una buona accoglienza in termini di incasso, e discordanti giudizi sia tra spettatori che tra la critica, il Nosferatu del regista Robert Eggers, c'è una domanda da fare: Dracula o Nosferatu?
Tra West Side Story e La La Land, è proprio nel gioco con la convenzione e l’apparenza che il film trova la sua verità, emotiva e interiore, poi esasperata nei colori e nella musica, nel falso di un corpo che si trasforma in un altro, del tutto finto per essere più vero, più sentito e autentico, per essere più sé.
Un’opera poetica, che affascina e fa riflettere. E’ cinema allo stato puro; ma soprattutto è una struggente meditazione sulla finitudine dell’essere umano, sul passare del Tempo e sull’inafferrabilità di ogni momento.
L'Abbaglio è un film pieno, intelligente ironico che parla di guerra, furbizia, amicizia e pace dal punto di vista dei più umili. E lo fa parlando dal passato all'oggi e alla sua disfatta e deprimente attualità: la ricerca della pace.
Non accenna a diminuire lo slancio del box office e il pubblico premia anche Io sono la fine del mondo di Gennaro Nunziante con l'esordiente (sul grande schermo) Angelo Duro, ma in verità funziona un po' tutto.
Le esigenze prettamente autoriali sottese al capolavoro di oltre cento anni orsono, si scontrano con l'obiettivo dell'industria di cannibalizzare l'immaginario del primo vampiro della storia del cinema e moltiplicare i profitti in nome del capitalismo produttivo.
Minuzioso e ingessato, tenebroso e – in alcuni casi – ingiustificatamente sbrigativo, fluttuante e disperato, per un banco di prova che rimanda il giudizio su Robert Eggers alla prossima grande occasione, che sicuramente avrà a disposizione.
Quarto film del regista di The Witch che, novello artefice/paladino del nuovo horror americano, arriva, dopo gli orrori ancestarli di The Lighthouse e i miti iper violenti di The Northman, alla forma più archetipa del maleficio per eccellenza.
Senza scomodare le installazioni di audiovideoarte, e rilevando che la computer graphics è la migliore in circolazione ed è molto ben utilizzata, "Here" è un iperoggettuale retro-avanguardista flusso/conglomerato cine[ma(togra)]tico non eludibile. Non eludetelo.
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