Per fortuna sono diventata grande e ora guardo i film in lingua originale, perché il doppiaggio ha banalizzato uno dei passaggi fondamentali di uno dei film della mia vita, che è Harold and Maude. Non lo segno in playlist solo perché in realtà quella frase appartiene al libro (e così facendo la furbina la mia playlist in realtà sarà di otto elementi). Nell'italiano, la scena delle margherite suona così: Maude: Sai, Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa, permette che altra gente la consideri uguale. Ma il problema non è essere diversi o uguali, e nell'originale si capisce: Maude: You see, Harold, I feel that much of the world's sorrow comes from people who are *this* [she points to a daisy] yet allow themselves be treated as *that* [she gestures to a field of daisies].
Con Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier
Dalla prima volta che l'ho visto ho sentito che gli occhi di Antoine scrutavano le cose come i miei. Sentirsi fuori posto, pur facendo sempre male, ha cominciato ad assumere una connotazione piacevole e quasi di orgoglio.
Harry Caul è come Titta Di Girolamo. Nel film Risvegli il medico ipotizza che la malattia sia una forma così veloce di parkinson da risultare immobile. Ecco, Harry e Titta sono due personaggi così sensibili da... "fare il giro" e sembrare quasi insensibili e duri. Amo la durezza/morbidezza alla Walter Matthau.
Con Andrea Renzi, Anna Bonaiuto, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Marco Baliani
Per la forza dell'amore/odio che ci lega ai posti e alla gente e che viene spesso preso per mero campanilismo. Per la voglia di vivere in un posto difficile, e non solo sopravvivere, e non solo tirare a campare, ma fare qualcosa di più, che non sembra indispensabile a vivere ma lo è ugualmente. Per le cose che ci fanno stranieri nella nostra terra e a casa in terra straniera.
Garrone in Estate romana apre con "non devi avere paura della paura". Charlie Fineman, qui, ha paura della paura, e del dolore, e usa la musica per rimandare il confronto. Rivendico, con lui, il diritto alla musica, e la debolezza di chi rimanda, ma poi alla fine affronta.
Con Robert De Niro, Liza Minnelli, Lionel Stander, Georgie Auld
Inno alla musica, al bisogno di vivere, di creare, di sbagliare, di essere la persona giusta e sbagliata insieme. Essere grandi artisti e anche grandi esseri umani sembra impossibile e forse è sbagliato provarci. Scorsese è qui con tutto il suo rosso amore passione desiderio carne corpo anima tutto insieme, musica e arte come mezzo per vivere al massimo quel che si è, e se nel frattempo ci si innamora anche, beh, perché no.
Il meno parlato e il meno spiegato della Trilogia, il più chiuso ma forse il più 'risolto' nonostante l'apparente negatività e al contrario, la positività del Rosso. Perché il dolore spesso è invisibile se non è esplicitamente esibito. Perché è nell'oscurità del blu che quando si accende una timida luce, si nota di più.
Marco, concordo completamente. Di fatto io sono una cinefila anomala perché al cinema non ci vado quasi mai. Ma per come sono fissata, se non scaricassi i film che voglio vedere, avrei bisogno di un miliardario che mi mantenesse. E in più, scaricandoli, ho a portata di mano cose introvabili. Ma non voglio andare fuori tema: il punto è che secondo me da qualche parte si deve cedere, e siccome l'offerta di film in lingua è praticamente nulla al cinema al momento, come faccio io non solo non rischio la povertà definitiva ma mi godo anche i film in originale. Lo so che non contribuisco a migliorare la situazione, ma ormai per me è una sofferenza vedere i film doppiati. Ci patisco anche quando non sono doppiati malissimo. Sai cosa? Abituata a leggere anche il labiale per seguire la lingua, mi fa un effetto straniante pazzesco sentire una voce che parla un'altra lingua. Mi è capitato con uno degli ultimi film che ho visto al cinema che era Molière in bicicletta. Non era male, ma mi sono sentita come fossi su blob.
Beh certo se leggi il labiale il problema raddoppia. Stesso dicasi se ti ti dovesse capitare di guardare Ghezzi in TV, se mantiene ancora il suo amore per il fuori sincrono che lo caratterizzava agli inizi.
Per il cinema, non andarci significa comunque, vuoi o non vuoi, contribuirne alla morte. Se il problema è quello del doppiaggio puoi sempre optare per film nostrani che -anche se non troppo spesso- qualcosa di buono continua a venir fuori (l'ultimo di Virzì, ad esempio).
Un saluto,
Marco
E infatti è rarissimo che io vada a vedere film non italiani (Molière è stata un'eccezione dell'ultimo minuto). Virzì lo seguo sempre e l'ultimo italiano che ho visto è stato Pif. Ciao!
Ma non è che questa play ha condizionato la distribuzione di Her (con risultati apprezzabilissimi) e darà via ad un nuovo corso? Scherzi a parte concordo che i doppiaggi possono nuocere talvolta, ma è rarissimo che "migliorino" la comprensibilità del film. Una parentesi meriterebbe anche l'uso del dialetto, con il quale si ottiene esattamente l'effetto contrario del doppiaggio, la parziale comprensione dei dialetti nazionali anzichè ridurre la comprensione uniforma lo sguardo dello spettatore e lo avvicina ancora meglio a quella realtà. Pensa a Gomorra o a Cesare deve morire doppiati, sarebbero ridicoli. Un saluto. fabrizio.
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Marco, concordo completamente. Di fatto io sono una cinefila anomala perché al cinema non ci vado quasi mai. Ma per come sono fissata, se non scaricassi i film che voglio vedere, avrei bisogno di un miliardario che mi mantenesse. E in più, scaricandoli, ho a portata di mano cose introvabili. Ma non voglio andare fuori tema: il punto è che secondo me da qualche parte si deve cedere, e siccome l'offerta di film in lingua è praticamente nulla al cinema al momento, come faccio io non solo non rischio la povertà definitiva ma mi godo anche i film in originale. Lo so che non contribuisco a migliorare la situazione, ma ormai per me è una sofferenza vedere i film doppiati. Ci patisco anche quando non sono doppiati malissimo. Sai cosa? Abituata a leggere anche il labiale per seguire la lingua, mi fa un effetto straniante pazzesco sentire una voce che parla un'altra lingua. Mi è capitato con uno degli ultimi film che ho visto al cinema che era Molière in bicicletta. Non era male, ma mi sono sentita come fossi su blob.
Beh certo se leggi il labiale il problema raddoppia. Stesso dicasi se ti ti dovesse capitare di guardare Ghezzi in TV, se mantiene ancora il suo amore per il fuori sincrono che lo caratterizzava agli inizi.
Per il cinema, non andarci significa comunque, vuoi o non vuoi, contribuirne alla morte. Se il problema è quello del doppiaggio puoi sempre optare per film nostrani che -anche se non troppo spesso- qualcosa di buono continua a venir fuori (l'ultimo di Virzì, ad esempio).
Un saluto,
Marco
E infatti è rarissimo che io vada a vedere film non italiani (Molière è stata un'eccezione dell'ultimo minuto). Virzì lo seguo sempre e l'ultimo italiano che ho visto è stato Pif. Ciao!
Ma non è che questa play ha condizionato la distribuzione di Her (con risultati apprezzabilissimi) e darà via ad un nuovo corso? Scherzi a parte concordo che i doppiaggi possono nuocere talvolta, ma è rarissimo che "migliorino" la comprensibilità del film. Una parentesi meriterebbe anche l'uso del dialetto, con il quale si ottiene esattamente l'effetto contrario del doppiaggio, la parziale comprensione dei dialetti nazionali anzichè ridurre la comprensione uniforma lo sguardo dello spettatore e lo avvicina ancora meglio a quella realtà. Pensa a Gomorra o a Cesare deve morire doppiati, sarebbero ridicoli. Un saluto. fabrizio.
Assolutamente, ma infatti io col doppiaggio soffro tantissimo :)
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