Hai detto di te modifica
Ha detto di sé
Sono sporco. I pidocchi mi rodono. I porci, quando mi vedono, vomitano. Le croste e le escare della lebbra mi hanno squamato la pelle, coperta di un pus giallastro. Non conosco l'acqua dei fiumi, nè la rugiada delle nubi. Sulla mia nuca, come su un letamaio, cresce un fungo enorme dai peduncoli ombrelliferi. Seduto sopra un mobile informe, non muovo le membra da quattro secoli. I miei piedi hanno messo radice nel suolo e compongono, fino al mio ventre, una sorta di viva vegetazione, piena di ignobili parassiti, che non deriva ancora dalla pianta, e che non è più carne. Tuttavia il mio cuore batte. Ma come potrebbe battere, se il putridume e le esalazioni del mio cadavere (non oso dire corpo) non lo nutrissero abbondantemente? Sotto l'ascella sinistra, una famiglia di rospi ha preso residenza e, quando uno d'essi si muove, mi fa il solletico. Badate che non ne scappi uno, e non venga a grattarvi la bocca con l'interno dell'orecchio: sarebbe poi capace di entrarvi nel cervello. Sotto l'ascella destra, c'è un camaleonte che dà loro una perpetua caccia, per non morire di fame: bisogna che ciascuno viva. Ma quando una parte sventa completamente le astuzie dell'altra, non trovano nulla di meglio che di non far complimenti, e succhiano il grasso delicato che mi ricopre le costole: ci sono abituato. Una vipera malvagia mi ha divorato la verga e ha preso il suo posto: m'ha reso eunuco, quell'infame. Oh! Se avessi potuto difendermi con le mie braccia paralizzate; ma credo piuttosto che si sian mutate in ceppi. Comunque sia, è importante constatare che il sangue non viene più a portarvi il suo rossore. Due piccoli istrici, che non crescono più, hanno gettato a un cane, che non ha rifiutato, l'interno dei miei testicoli: lavata accuratamente l'epidermide, mi si sono sistemati dentro. L'ano è stato intercettato da un granchio; incoraggiato dalla mia inerzia, custodisce l'entrata con le sue chele, e mi fa molto male! Due meduse hanno varcato i mari, immediatamente allettate da una speranza che non fu delusa. Hanno osservato con attenzione le due parti carnose che formano il deretano umano e, abbrancandosi al loro convesso contorno, le hanno talmente schiacciate con una pressione costante, che i due pezzi di carne sono scomparsi, e ne sono rimasti due mostri, usciti dal regno della viscosità, eguali per colore, forma e ferocia.