Regia di Ron Howard vedi scheda film
Nel limbo dei classici pop per tradizione (americana)
Ennesimo making of America, con la scusa del topos irlandese e con tutti i crismi. C'è Tom Cruise, scaltro e smargiasso come un leprecauno, che trova ferri di cavallo e scazzotta per tirare su la caparra. C'è anche la futura (ex) consorte, che incarna lo stereotipo della rossa di Dublino, o giù di lì. E' un film falso, stucchevole, superficiale, privo della benchè minima anima ribelle, a dispetto del titolo italiano (per una volta passabile). Tuttavia, mandando giù a fatica i dialoghi da teatro del liceo e trovate imbarazzanti come lo spirito volante-tintinnante nel finale, il nostro appartiene da tempo a quella schiera di classici da videoteca anni novanta, da prima serata in famiglia, e ne detiene i relativi privilegi . Non sta bene a dirsi ma è l'equivalente filmico di un romanzo di Jane Austen, imbastardito con la narrativa della frontiera, bisogna essere giusti. Ancora, non siamo affatto distanti dallo status quo dell'intrattenimento d'avventura, da sempre lo stesso, che in genere elargisce consensi esclusivamente in base ai ricordi d'infanzia del pubblico.
Nel club dei grossi mestieranti dalle uova d'oro (Spielberg, Cameron ed emuli), Ron Howard è quello più in contatto con il suo animo infantile e mette insieme quanto ci si può aspettare.
Bellezza sconcertante, al naturale, della Kidman, che la conserverà intatta ancora per pochi film: è forse l'elemento di maggior pregio storico. Peccato anche per la recitazione, acerba ma onesta, che negli anni è andata un po' devitalizzandosi. Musiche da libretto di istruzioni per blockbuster, comprimari presi nel baule dei soliti noti, per l'epoca.
Note conclusive: ancora a piede libero chi ha diffuso il ridicolo stereotipo dell'irlandese pel di carota, arcinota - tranne che a Hollywood - la reale prevalenza di capelli bruni. Stesso discorso per la trita rappresentazione degli italiani, perlomeno hanno azzeccato la vecchia bandiera.
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