Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Nicoletta è viziatissima dal padre ed è una maschiaccia di carattere; quando la sorella Livia si sposa, Nicoletta viene rinchiusa in collegio per arginarne l'irrequietezza. Ma anche lì dentro la ragazzina riesce a combinarne di tutti i colori, in primis sostenendo l'infedeltà del neomarito di Livia.
Il birichino di papà è un romanzo di Henny Koch, autrice per bambini, uscito originariamente nel 1905; con una sceneggiatura da lui stesso scritta insieme a Cesare Zavattini e Alessandro De Stefani, Raffaello Matarazzo lo trasforma in film quasi quattro decenni più tardi, in pieno secondo conflitto mondiale. Che si tratti di un lavoro sostanzialmente alimentare, girato per poter continuare in qualche modo a lavorare, è abbastanza evidente: la commedia non fa parte del repertorio di Matarazzo, notoriamente caposcuola del melodramma all'italiana, e anche per Zavattini questo non sembra essere uno dei titoli più riusciti. Si era d'altronde in un periodo storico difficile, durante il quale arrivare a licenziare una pellicola poteva rappresentare un risultato già in sè, e naturalmente si dovevano privilegiare toni leggeri e ridanciani, più graditi dal pubblico. Il birichino di papà ha poco da dire, insomma, ma lo dice con la necessaria cura e senza tradire le minime ambizioni di partenza: fornire un'ora e mezza scarsa di intrattenimento spensierato. Brava la sbrigliata protagonista Chiaretta Gelli, che pure non ebbe particolare fortuna sul grande schermo; nel cast compaiono anche Carlo Campanini, Anna Proclemer, Armando Falconi, Dina Galli e Paola Borboni. Montaggio: Serandrei; musiche: Rota. Dopo questa pellicola, Matarazzo fugge in Spagna per evitare il tesissimo clima italiano: tornerà al termine della guerra e ricomincerà a lavorare con assiduità. 3/10.
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