MUBI
"Sai, talvolta mi dico che se ogni giorno, esattamente alla stessa ora, facessimo la stessa identica azione, come un rituale, nello stesso identico modo, sistematicamente…. ogni giorno alla stessa ora, ecco che il mondo cambierebbe. Si, qualcosa cambierebbe...cambierebbe per forza."
L'anziano intellettuale Alexander trascorre la sua esistenza in un'isola semi-deserta della Svezia, in compagnia del giovanissimo figlio, della moglie e di pochi amici che vivono in quello stesso luogo.
Nel giorno del suo compleanno, mentre si trova a passeggio col bambino, che non parla a seguito di una operazione alla gola, mentre gli racconta una storia di origine giapponese su un albero secco che, ripiantato ed annaffiato ogni giorno alla stessa ora, riprende a fiorire, l'uomo incontra il postino del luogo, e lo invita a festeggiare assieme alla sua famiglia e al medico che li ha in cura.
Ma improvvisamente dal cielo si avvertono sinistre vibrazioni che si trasformano in assordanti rumori di aerei che solcano minacciosi il cielo soprastante. La tv annuncia il pericolo di un Terzo conflitto Mondiale, ed Alexander, preoccupato che quel suo idillio terminale di vita possa essere compromesso così come il destino dei suoi cari, si accinge a "sacrificarsi", rinunciando a parte di ciò che in vita si è conquistato - la bella casa, la fedeltà coniugale, la sua stessa adorata famiglia - in cambio almeno della sopravvivenza kdei propri cari.
Ritenuto folle dopo aver appiccato l'incendio della bella casa in riva al mare, l'uomo verrà ricoverato come folle, in un certo senso portando a compimento il suo sacrificio. In concomitanza il figlioletto, seduto nei pressi dell'albero secco ripiantato ed annaffiato con metodicità, riprenderà l'uso della parola contemplando quella sorta di ikebana che si rivela la vera ed autentica eredità paterna.
E' avvolto da un alone di tetro pessimismo l'ultimo, esemplare lavoro cinematografico di un Andrej Tarkovskij già compromesso dalla malattia, e quindi piuttosto incline a rifugiarsi o a prender parte alle angosce del suo alter -ego protagonista (interpretato da un ispirato Erland Josephson).
Non a caso il film è dedicato al figlio del regista, che, come quello del suo protagonista Alexander, rappresenta la speranza di una vita che continua, nonostante l'apocalisse, per lasciare spazio alle nuove generazioni.
"Ogni dono che si fa comporta un sacrificio. Altrimenti che razza di dono sarebbe?"
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