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Porcile

Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film

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La recensione su Porcile

di steno79
7 stelle

Pier Paolo Pasolini è stato un grande regista e una delle figure più significative della cultura italiana del secondo dopoguerra, ma anche un provocatore innato e un artista che inseguiva un proprio ideale di purezza nel proletariato, in maniera alquanto contraddittoria, portando avanti una guerra personale alla corrotta borghesia che nella fase conclusiva si carico' di toni sempre più duri e apocalittici. 

"Porcile" è un dittico di episodi legati dalla polemica contro la società che uccide i propri figli ribelli e anticonformisti: il primo episodio si svolge in un'epoca passata che potrebbe essere il 500, con un giovane solitario che vive sulle pendici dell'Etna e si trasforma rapidamente in un cannibale, capo di un gruppo di rivoltosi che saranno però catturati e puniti dall'autorità politica e religiosa. Il secondo episodio, di carattere chiaramente allegorico/metaforico, si svolge in Germania all'epoca delle riprese e vede un grosso industriale, Klotz, fare una fusione di società con il neonazista Herdhitze, mentre suo figlio Iulian manifesta strani comportamenti, non è in grado di portare avanti il fidanzamento con Ida e sembra che nutra una passione "malata" per i maiali... 

Il film è chiaramente disturbante, tutt'altro che accomodante con lo spettatore dell'epoca come quello di oggi, non ha scene di violenza visiva o situazioni estreme che verranno ampiamente mostrate in "Salò", ma resta opera molto cruda, infarcita di dialoghi grotteschi su situazioni anche imbarazzanti, era inteso come un pugno nello stomaco alla coscienza borghese, di cui si voleva smascherare l'ipocrisia e la vilta'. A mio parere con risultati non eccezionali rispetto alla media del regista, con una mia preferenza personale all'episodio "antico", che visivamente risulta spesso di forte suggestione e dimostra l'intelligenza anche tecnica e linguistica di Pasolini nella composizione figurativa e nel posizionamento della macchina da presa, mentre quello contemporaneo, pur con singoli brani piuttosto validi, dovuti principalmente al contributo degli attori, spinge troppo in là una metafora che resta inutilmente oscura e astratta, abusando di dialoghi "poetici" e grotteschi, alla lunga ridondanti. Fra gli attori, Pierre Clementi ha la giusta espressione insofferente ed enigmatica, accompagnato nel segmento, interamente muto, ad un Franco Citti ugualmente di buono spicco drammatico; nell'altro episodio Alberto Lionello dimostra una efficace padronanza delle risorse grottesche richieste dalla parte, prima di venire risucchiato da un cinema sexy spesso di infimo livello, Ugo Tognazzi è appropriatamente viscido e a tratti inquietante come Herdhitze, accompagnato dal suo mentore Marco Ferreri nelle insolite vesti di attore, Jean Pierre Leaud indovina il tormento segreto di Iulian e Anne Wiazemsky porta insieme a lui un tocco di Godard, risultando una presenza piuttosto vitale.

Nel complesso, opera di interesse non marginale, parzialmente risolta, ma Pasolini ha fatto di meglio.

Voto 7/10

scena

Porcile (1969): scena

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