Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Adottando i modi del road movie, Wenders, in quello che è considerato il primo capitolo della sua trilogia della strada, racconta la piccola anabasi di Philip Winter, che deve riportare a casa - e nemmeno sa dove essa sia - il suo minuscolo esercito, composto dalla bambina Alice, di nove anni. Philip e Lisa, la madre di Alice, sono entrambi due sconfitti e devono rientrare dall'America in Germania, anche se all'ultimo momento la donna decide di ritardare la partenza ed affida la bambina al conoscente, un trentenne che ha viaggiato per gli USA per scrivere un libro di impressioni su quel paese, ma è riuscito soltanto a scattare delle foto istantanee con la sua Polaroid. Questa piccola anabasi è comunque, a suo modo, anche un romanzo di formazione, quanto meno per Philip, il quale, grazie ad Alice, ha imparato a confrontarsi con aspetti della vita che, per il suo egoistico astrarsi dalla vita, non aveva considerato nella loro concretezza: mangiare, dormire, fare la pipì, raccontare una storia a un bambino. È proprio questa caratteristica (da Bildungsroman, come lo sarà, per eccellenza, il successivo Falso movimento) che spinse Wenders a non accantonare il progetto di Alice nelle città anche dopo aver visto il film Paper Moon di Bogdanovich, di argomento analogo. Il regista tedesco notò che alla fine, dopo l'avventura passata insieme, i due personaggi interpretati da padre e figlia O'Neal non erano psicologicamente progrediti, erano ancora gli stessi, mentre Philip e Alice, già in sede di sceneggiatura, erano cambiati.
Bravissimi i due protagonisti, al servizio di un regista ancora nel suo periodo più fertile e creativo, che sa far recitare perfino i tristi casermoni della Ruhr.
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