Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Uno dei primi lavori di Wenders, già facilmente riconoscibile per argomenti (la fuga, la libertà, l'eterna ricerca), per l'ambientazione in una Germania spoglia, lontana dalla retorica turistica, e per la scelta di Rudiger Vogler come protagonista, già visto ne La paura del portiere prima del calcio di rigore (1972) e ne La lettera scarlatta (1973). L'attore tornerà nei successivi due lungometraggi del regista, che andranno a formare con questo Alice nelle città la cosiddetta 'trilogia della strada': Falso movimento (1975) e Nel corso del tempo (1976). Uno scarno bianco e nero (fotografia di Robby Mueller) accompagna il bizzarro duo di protagonisti nel loro gioiosamente caotico tragitto; la finalità della ricerca (della madre della bambina) passa spesso in secondo piano, lasciando spazio al sentimento dell'avventura, del 'giocare a perdersi' a loro volta: ciò che conta - ci suggerisce Wenders - non è tanto il percorso che effettuiamo in sè, quanto l'esperienza che durante esso guadagnamo. Scritto insieme a Veith von Furstenberg, questo Alice nelle città è anche un invito alla libertà intesa come de-responsabilizzazione, condizione naturale dell'uomo prima che il lavoro, la famiglia e le istituzioni (politiche, economiche, sociali) lo limitino e influenzino/costringano verso scelte lontane dall'arbitrarietà. Compare brevemente, nel ruolo di sè stesso e sul palco, Chuck Berry. 6,5/10.
Un giornalista tedesco, di ritorno in patria da un servizio negli Usa, fa scalo ad Amsterdam. Qui conosce una connazionale con una figlia di 9 anni; la donna fugge lasciandogli la bambina. L'uomo e la piccola girovagano per la Germania alla ricerca della madre.
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