Regia di Wim Wenders vedi scheda film
"Alice nelle città" è un Wenders anni 70 che rivisto oggi fa un effetto salutare, uno dei suoi road-movies divenuti col passare degli anni fortemente iconici, tanto da diventare perfino il titolo di una rassegna di cinema che vede protagonisti i bambini della festa del cinema di Roma.
È un film certamente intellettuale ma che può essere goduto da tutti, una vicenda di smarrimento esistenziale, come quasi sempre nelle opere del regista del periodo, alleggerita però dall'improbabile accoppiata di uno scrittore/fotografo che non riesce a portare a termine un lavoro su commissione e che, nel momento di rientrare in Germania dagli Stati Uniti, vede praticamente affidarsi una bambina da una donna sconosciuta, fin troppo preoccupata della sua crisi sentimentale con un amante che resta fuori campo. L'accoppiata di Philip Winter e di Alice è l'invenzione su cui si regge tutta l'opera e che dà l'acqua della vita al film, spesso meditabondo e rarefatto, ma non privo di momenti sanamente divertenti in certi scontri fra l'uomo e quella che per un periodo diviene un po' la sua figlia adottiva. La prima parte a New York può già contare su spunti interessanti e sequenze finemente introspettive, ma il salto di qualità viene operato da quando la coppia sbarca ad Amsterdam e poi in varie città tedesche, alla ricerca di una fantomatica nonna di Alice, ma in realtà alla scoperta di una nuova possibilità di itinerario esistenziale in cui la bambina e il padre improvvisato si completano e mettono da parte per un attimo le rispettive paure o incompiutezze.
Sicuramente si può ravvisare una certa somiglianza con "Paper Moon", di cui sembra che Wenders non fosse troppo contento, ma rispetto a Bogdanovich l'itinerario di Wenders ha coordinate molto più interiori, meno legate ad una rievocazione d'epoca cinefila, più centrate sui personaggi e sulle loro motivazioni psicologiche. Girato in un raffinato bianco e nero da un giovane Robby Muller, ricco di movimenti di macchina a tratti anche spettacolari che ne vivacizzano la forma, "Alice nelle città" è uno dei film più rigorosi e più intelligenti di Wim Wenders, uno di quelli che reggono meglio la prova del tempo. Il suo alter ego cinematografico Rudiger Vogler lavora di fino in sottrazione, centrando perfettamente il personaggio, e la piccola Yella Rottlander consegna una delle performance di attrice bambina più spontanee della sua epoca, anche se in seguito è diventata un medico ed ha abbandonato il cinema. Da citare anche Lisa Kreuzer nella parte di una madre immatura, delineata con pochi ma efficaci tratti.
In una ideale rassegna di cinema che abbracci le tematiche del viaggio e dell'infanzia, "Alice nelle città" verrebbe ai primi posti.
Voto 9/10
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