Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Fiction sulla vita di un grande jazzista, come vuole la tradizione pure artista maledetto, tossico, sfortunato in amore e nella vita stessa. E' un ritratto che non si lascia andare a facili ricami romanzeschi ed improntato su un impasto di luci e colori bui ed opprimenti, che ben caratterizzano l'ansia in cui il protagonista vive. Limite principale dell'opera: la durata smisurata (due ore e mezza), che potrebbe tranquillamente essere riportata ad una dimensione umana e accettabile semplicemente tagliando qualche scena musicale - e sono davvero tante, troppe. Se è bizzarro infine sapere che il gelido Clint ama così tanto uno scapestrato jazzista, ancora più eccentrico sembrerà il lavoro, girato oltre dieci anni più tardi, che omaggia addirittura un genere, cioè il Piano blues (2002), vero e proprio documentario in cui prende parte una leggenda vivente come Ray Charles.
Vita, arte e condotta autolesionista di Charlie Parker, leggenda maledetta del sax jazz, morto a nemmeno 35 anni dopo un'intensa carriera ed una serie di vicissitudini spiacevoli, fra cui un matrimonio sfortunato, gli incontri con alcol ed eroina, fino alla tragedia della morte della figlia (1953) e ad un tentato suicidio immediatamente dopo. Rovinato dagli eccessi, se ne andrà nel 1955.
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