Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Il grande Scorsese ispirandosi alla autobiografia di Jake La Motta, ne racconta vita, imprese, ascesa e caduta. Campione di pugilato dei pesi medi, personaggio contrastato, amato ma anche odiato, prima pugile quasi invincibile, poi gestore di squallidi night club e cabarettista di infimo valore. Finisce perfino in carcere per induzione alla prostituzione minorile. In un camerino, l'ex pugile prepara il suo numero comico di 5 minuti, ripensando al suo passato di boxer. Attraverso un lungo flash-back, il regista ci narra vita di questo sregolato campione. Nato e cresciuto in una modesta famiglia italo-americana, comincia giovanissimo a tirare di boxe, assistito dal fratello Joey, che ne diventa il suo equilibrato e illuminato manager, conquista la cintura di campione del mondo dei pesi medi nel 1949, difendendola per due anni e perdendola contro il suo eterno rivale Sugar Ray Robinson. La Motta, soprannominato "il toro del Bronx" per la furia dei suoi colpi e per la capacità di incassatore, torna con la mente ai suoi combattimenti più decisivi e ad alcuni momenti di vita quotidiana trascorsi con la famiglia, ai burrascosi rapporti con le due mogli e pure al doloroso “abbraccio” con la malavita organizzata, da cui inevitabilmente, nonostante i suoi sforzi di restarne fuori, verrà condizionato, al punto da truccare alcuni incontri. Ha un carattere indipendente, testardo, violento e litigioso. E’ un guascone, dalla testa calda, aggressivo e maschilista, prodotto dell'ambiente in cui è cresciuto. Lo sport diventa per lui un’ottima valvola di sfogo, per poter convogliare e metabolizzare, la sua inquietudine e la sua aggressività, figlia del contesto di violenza in cui Jake si trova a vivere. Sempre in lotta con la bilancia, non riesce a gestire il suo peso, mangia troppo e male. Arrogante e manesco con le donne, volgare e rozzo, fin dal magico incipit sul ring, in cui si intravede una figura indistinta saltellare, avvolta dalla nebbia e dal fumo, in un bianco e nero abbacinante, illuminato da flash improvvisi, accompagnato dalle note della Cavalleria rusticana di Mascagni, si intuisce, che il protagonista non combatte solo contro i rivali, ma soprattutto contro i suoi demoni interiori che lo divorano. E’ Paranoico e geloso, in modo ossessivo, arriva a dubitare, continuamente della fedeltà della sua seconda moglie, arrivando a congetturare, che perfino il fratello abbia rapporti “intimi” con lei e così si reca a casa sua e lo aggredisce furiosamente, davanti alla cognata e ai nipoti piccoli, bruciandosi anche la sua ultima possibilità di avere un punto di riferimento e una persona della quale potersi fidare. Smette molto presto di combattere, preferisce la buona tavola ai sacrifici da atleta, si lascia andare completamente, perdendo la sua famiglia e rimanendo sostanzialmente solo. Le immagini sul ring non sono numerose, ma sono tutte molto emozionanti, fredde, crude, dal forte impatto visivo, in virtù di un montaggio raffinato, poi la regia indugia anche su alcuni momenti privati, molto realistici .Il film come accadeva anche in Taxi Driver, ruota tutto attorno a De Niro e si resta positivamente colpiti dalla sua enorme capacità di immedesimazione nel personaggio, De Niro riesce ad ingrassare, a dimagrire all’occorrenza, per poter sfoggiare prima il fisico scultoreo di un lottatore allenato e poi quello al contrario di un cinquantenne allo sbando, e lo fa sempre mantenendo una grande verosimiglianza, nell’interpretazione davvero da attore di classe, giustamente premiato con l’oscar. Citazione d’obbligo per Joe Pesci che non è solo un comprimario di lusso, ma un attore strepitoso che riesce sempre a lasciare il segno. Girato in bianco e nero, solo in pochissimi passaggi, quelli più morbidi, ci sono scene a colori. Annoverato tra i migliori film di tutti i tempi è decisamente una pellicola importante
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