Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Biografia di Jake LaMotta, dalle prime vittorie importanti alle sornione apparizioni comiche in bar di quart'ordine. Nel mezzo ci sono i conflitti familiari, la paranoia da psicolabile per la condotta della moglie, gli incontri ripetuti con la nemesi Sugar Ray Robinson (contro il quale riesce a non essere mai messo al tappeto), i problemi con la mafia e la caduta verso il baratro (sia fisica che professionale). Nella filmografia dello Scorsese di quegli anni appare quasi come un'anomalia, tenendosi lontano sia dagli intensi ritratti punk di film come Taxi Driver o Mean Streets che dal magnifico delirio narrativo di Fuori orario o Re per una notte. Col senno di poi risulta invece un preludio meno esagitato alle biografie di personaggi come Henry Hill, Sam Rothstein o Jordan Belfort: personalità a tutto tondo, dalla moralità discutibile (anche se LaMotta è famoso come pugile e non come criminale) che però sono stati protagonisti, nel bene o nel male, di parabole emblematiche. Racconta linearmente una vicenda senza grandi guizzi (almeno per il sottoscritto), ammantandola di un'aura epopeica grazie ad una confezione ostentatamente classicista (fotografia in b/n, colonna sonora colta, tempi rallentati) ed a scene di combattimento dai richiami quasi cristologici (si esita molto sulla potenza delle percosse, sui volti martoriati e sulle schizzate di sangue e sudore). Non ho mai condiviso (né compreso appieno) le lodi sperticate rivoltegli, comunque tanto di cappello per il risultato.
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