Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
L'esordio di Antonioni lascia ancora il segno. Girotti e Bosè in gran forma. Musiche bellissime e seminali di Fusco.
Quasi concluso il neorealismo, Michelangelo Antonioni esordisce con un film in cui contrappone due classi sociali: la borghesia arricchita di un industriale tessile e il proletariato che aspira ad emergere, a diventare piccola borghesia. Paola Molon, moglie dell’ingegnere Enrico Fontana, è diventata una signora impellicciata che dichiara un anno in meno dei suoi ventisette, ordina modelli da sartorie di lusso, si fa regalare una Maserati per il compleanno. Eppure è annoiata, fredda e non riamata, anche un po’ per questo si riavvicina all’ex spasimante Guido, un bel tenebroso che cerca di vendere macchine ai cumenda, stritolato da un caporale che ha come primo valore e unica morale i danè. Paola e Guido sanno di essere pedinati, pensano per una vicenda oscura in cui morì Giovanna Carlini, fidanzata di lui e amica di lei. Cadde nella tromba di un ascensore, l’indifferenza di entrambi ne fu la causa? Gli investigatori privati, in realtà, cercano elementi per capire chi ha sposato il facoltoso ingegner Fontana. A prescindere dalle indagini si innescherà ugualmente una bomba.
CRONACA DI UN AMORE infelice è il titolo, intero e ideale, dell’opera prima di Antonioni, ambientata nel dopoguerra di Milano e Ferrara. La noia, la vacuità, i capricci, gli egoismi della borghesia industriale e l’arrabattarsi dei Guido e dei poliziotti privati (quanto c’è in questi passaggi dello sceneggiatore Maselli?). L’incomunicabilità che verrà del cineasta ferrarese è in nuce, ben espressa dai campi lunghi, dalla freddezza formale delle inquadrature e degli ambienti. Strade urbane trafficate ed extraurbane solitarie con i primi segni del consumismo: due bottiglie di Amaro Cora ai lati. Stile reso ancora più potente e raffinato dalle musiche di Giovanni Fusco: piano e sax (Gato Barbieri prenderà spunto), chitarra e fischio (leitmotiv delle trasmissioni cinefile di Citto Maselli). I personaggi di Paola e Guido (i bravissimi Lucia Bosè e Massimo Girotti) hanno il fuoco che cova ma non c’è l’erotismo e la perfidia di OSSESSIONE di Visconti. Qui si soffermano un attimo prima, i cattivi pensieri restano in embrione ed è il destino a decidere il corso delle cose. Anche i ricchi piangono.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta