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Cronaca di un amore

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cronaca di un amore

di sasso67
8 stelle

Primo lungometraggio di Antonioni, Cronaca di un amore è un affondo nei confronti della borghesia milanese (e settentrionale in genere) arricchitasi nei primi anni del dopoguerra, spesso dimenticando valori più sani rispetto alla rincorsa ai soldi, alla ricchezza e alla tenuta di un tenore di vita alto e fatuo, del tutto staccato dal resto della popolazione che lavora, tribola e si arrangia come può.

Dal punto di vista cinematografico, Antonioni sembra voler piantare un paletto di delimitazione al neorealismo (l'ultimo grande film di questo "filone" sarà, a mio parere, Umberto D., del 1952): un sottile filo della trama e uno degli attori protagonisti legano Cronaca di un amore a Ossessione (1943) di Visconti. Qui, tuttavia, il senso del discorso è diverso: la passione di ritorno tra i due amanti nasce - se non morta - già spenta e se per Paola rappresenta soprattutto un possibile risveglio dei sensi sopiti in cambio dell'agiatezza economica, per Guido si tratta soprattutto di un'ancora di salvezza rispetto ad un fallimento sociale prima ancora che finanziario.

È il contesto che conta: il lavoro martellante del "cumenda" Fontana e le giornate vuote della giovin signora, scandite dal compimento di commissioni di poco conto, dalla partecipazione a defilé di moda e a serate in locali elegantissimi nei quali la noia regna sovrana. Non siamo (più) in una storia d'amore - non è tale quella di Paola con il marito, ma nemmeno quella con Guido - ma in una più prosaica cronaca, e il titolo del film sarebbe potuto essere, forse più pertinentemente, «cronaca di un amore ai tempi della ripresa economica postbellica» (quest'ultima sarebbe sfociata di lì a poco nel famoso boom). Ma ovviamente Antonioni non si limita a descrivere i rapporti economici di questa parte d'Italia che punta - in barba alla defunta autarchia - alla modernità occidentale, perché il suo sguardo si posa, in modo acuto, sul vuoto dei sentimenti provocato da questo approccio alla vita.

Alla fine, il delitto non si compie - per poco, questa cronaca non si trasforma in cronaca nera - ma l'averlo pensato e progettato distrugge un amore minato fin dall'inizio da una vecchia disgrazia, che somiglia da vicino a un omicidio, seppure per omissione (e Antonioni è bravo a rievocare quell'antico episodio, quando gli amanti si trovano nei pressi di un ascensore).

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