Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Opera capitale nella Storia del cinema (non solo quello italiano: il primo Antonioni era studiatissimo ovunque, anche nella Spagna franchista di Bardem e Berlanga). Decisamente innovativo sia per i contenuti sia per le forme. Antonioni finge di dirigere un melo, un noir, un poliziesco: in realtà, "Cronaca di un'amore" è la perlustrazione di un ambiente tanto ricco di benessere materiale quanto arido di sentimenti, è la radiografia di una borghesia malata di convenzioni, è uno studio accurato sulla relazione fra le persone e l'ambiente in cui "vivono", è un sordo grido di disperazione per la tragica impossibilità della felicità di coppia. Siamo già in piena incomunicabilità, qualche anno prima di "Viaggio in Italia" di Rossellini (dal quale comunque, e ovviamente, Antonioni è partito); il menage a trois e la deriva criminale presenti nel copione rimandano invece ad "Ossessione", ma siamo lontani dall'eloquente simbolismo politico-ideologico di Visconti. A chi dovesse trovare troppo "sentimentale" questo film, si ricordi che uscì nell'era dei melodrammoni popolari di Matarazzo e ovviamente non fu compreso: ancora oggi vale per lo spirito quietamente tragico che si porta appresso, per il senso di tedio esistenziale (ben espresso dal bellissimo volto della Bosè), per la presenza invisibile ma assillante della morte, per il modo raffinato ma mai pretestuoso con cui Antonioni si serve del piano-sequenza per intrappolare i personaggi nelle loro miserie morali.
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