Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Antonioni esordisce con un bel noir padano lontanissimo dallo stile dei film che, a distanza di un decennio, ne decreteranno la fama. Due innamorati si ritrovano, dopo sette anni, perché il ricco marito di lei ha deciso di far indagare sul suo passato. I due nascondono un segreto: permisero che la fidanzata di lui (nonché amica di lei), in prossimità delle nozze, si sfracellasse cadendo nella tromba dell’ascensore, omettendo di avvertirla; il senso di colpa per aver lasciato accadere un fatto desiderato da entrambi è stato tale da separarli. Ora lei vorrebbe far fuori il marito, e il film (anche per la presenza di Girotti) sembra avviarsi a un esito del tipo di Ossessione, ma il destino imprime un’altra beffarda sterzata: è lo stesso marito (sconvolto per aver appena appreso che la moglie ha un amante) a schiantarsi in auto dopo una corsa a folle velocità, e ancora una volta i due innamorati si separano. Come si vede, la trama è abilmente paradossale (i due restano vicini solo quando uno di loro non è libero, si distaccano quando non ci sarebbero impedimenti alla loro unione; non hanno provocato direttamente nessuna delle due morti, causate da incidenti e non da omicidi, eppure avvertono il peso della loro responsabilità morale); ma c’è anche il senso inesorabile del passato che ritorna e una bella gestione dei luoghi, con la contrapposizione tra la Ferrara della giovinezza (evocata solo nei ricordi, niente flashback) e la gelida Milano industriale della maturità.
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