Regia di Mark L. Lester vedi scheda film
Basta spegnere il cervello, mettersi comodi e rilassarsi. Solo così si può tollerare Chris Kenner [Dolph Lundgren (Hans Lundgren)] che, per salvare la bella Minako [Tia Carrere (Althea Rae Duhinio Janairo)], dà l’assalto ad una casa fortezza stipata di malavitosi giapponesi, riuscendo ad uscirne indenne e ribaltando, da solo, un’auto (un’automobile!!!) come diversivo per coprirsi la fuga. Oppure l’assalto finale alla fabbrica dei cattivi, in cui, il protagonista, aiutato dal collega Johnny Murata (Brandon Lee), con due fucili mitragliatori (2!!!) fa una carneficina. Fortuna che volevano agire seguendo la legge! Tenendo al minimo gli anticorpi, quindi, il film risulta quasi uno spasso: arti marziali in tutte le salse, locali ed auto distrutte, sparatorie infinite, esplosioni… i produttori sapevano che, ai tempi, questo genere di pellicole era garanzia di sicuri guadagni e spendevano senza troppi patemi. Il regista Mark L. Lester è un professionista dei B-movies, sa il fatto suo e lo dimostra puntando tutto sull’azione, mantenendo l’esilissima trama (soggetto e sceneggiatura di Caliope Brattlestreet e Stephen Glantz) sempre in secondo piano. Brandon Lee, qui in un ruolo da comprimario, capì presto che questi film senza trama e questi ruoli senza personalità non l’avrebbero portato a nulla, così ebbe il coraggio di cambiare completamente genere. Con “Il corvo” (1994) di Alex Proyas c’era riuscito, ma il destino non gli lasciò il tempo di continuare la sua carriera. Dolph Lundgren no. Lui è rimasto l’Ivan Drago che sfidava Rocky sul ring; un armadio di granito con i capelli biondi che non è mai riuscito ad inventarsi un nuovo personaggio. Tia Carrere, qualche anno dopo poserà senza veli per un paio di numeri di "Playboy", ma qui fa la pudica e, nelle scene di nudo, usa come controfigura la modella Tera Tabrizi.
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