Regia di Sam Raimi vedi scheda film
Dopo un rapido avvio quasi incomprensibile (nella sua tetra stravaganza) per chi, come me, aveva (incolpevolmente) sorvolato sui due prequel, il film entra nel vivo e subito appare chiara la fiera rivendicazione del film medesimo; il suo essere un vero B-movie d’autore; senza alcuna pretesa da film horror, ma, anzi, con molte di quelle del genere grottesco. Una vena, quella grottesca, che scaturisce dall’omogeneo mix di comicità trash e sprazzi di horror sgangherato, shakerati al tempo storico (sic!) di ciò che avanza della “Tavola rotonda” (parallelismo legittimo dal momento che a farsi complice del protagonista - dopo aver tentato di ammazzarlo! - è un certo re Arthur). Sicchè non manca neanche tanta buona avventura “alla Indiana Jones” (non a caso il doppiatore del protagonista è il medesimo di H.Ford; il grande Michele Gammino).
L’armata delle tenebre è, dunque, un horror per finta. Non si prende mai sui serio e quando rischia di provocare un po’ di spavento, ecco che la butta subito in caciara, facendo leva sul “proverbiale” umorismo dei morti viventi e di creature affini. Con cui fa il paio l’umorismo cinico e beffardo (perché è troppo facile, per un commesso di un supermercato del XX secolo, prendere per i fondelli degli “idioti primitivi” del Medioevo) del leggendario protagonista Ash/Bruce Campbell, la cui sbruffoneria è pari soltanto alla sua comicità involontaria (compendiata dalla buffa e volitiva esortazione: “dammi un po’ di zucchero baby!!”).
Occorre, infine, segnalare la partecipazione di Embeth Davidtz, nel suo primo ruolo importante, di poco precedente a quello che l’avrebbe resa celebre (l’ebra di cui si invaghì Amon Göth/ R.Fiennes in Schindler’s List).
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