Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film
La cosa che sorprende di questo film è che la sceneggiatura è ad opera di Oldoini, Franco Ferrini, Laura Toscano e Franco Marotta, mentre Celentano non risulta averci messo mano: eppure Bingo Bongo, oltre che essere incentrato su di lui, per gran parte parla di lui e per lui. C'è l'ecologismo, l'animalismo, il buonismo, il moralismo celentaniano, nonchè qualche scenetta musicale (Jungla di città era il pezzo trainante dell'album qui promosso, significativamente intitolato Uh... uh...: la fantasia era del tutto esaurita); insomma potrebbe benissimo essere un film al 100% del Molleggiato. Tranne che per la regia, ovviamente, che Festa Campanile intende sempre come qualcosa di piatto e ben poco vivace. Non è un brutto film, va riconosciuto, ma il moraleggiare del protagonista è un po' noiosetto e d'altro c'è ben poco (la Bouquet ed Andreasi non sono molto altro che marionette nelle mani del protagonista).
Bingo Bongo è cresciuto nella foresta, allevato dalle scimmie, ma è a tutti gli effetti un uomo. Portato a Milano si spaventa per il traffico ed il cemento, impara la lingua dei suoi simili ed i loro bizzarri usi, si innamora della scienziata che lo studia.
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