Regia di Nino Manfredi vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - FILM DI PRE-APERTURA
La 78° Mostra del Cinema di Venezia dedica la sua "pre-apertura" omaggiando il grande attore e regista Nino Manfredi, nel centenario della sua nascita, presentando la versione restaurata del suo riuscito ed originale esordio in regia. "Per grazia ricevuta" è un film - scritto con scioltezza ed una accurata gestione dei flash-back che ne rendono laboriosa, ma anche interessante la esagitata narrazione - incentrato sull'assillo del senso di colpa, ovvero di quel sentimento di struggimento che coglie, nello specifico, già da piccolo il sensibile orfano Benedetto, allevato da una zia nemmeno troppo segretamente un po' zoccola, guidandolo e condizionandolo tutta la vita verso una ricerca di una chiamata divina che non arriverà mai e che si rivela solo un crudele, beffardo miraggio fuorviante, capace di rovinargli la vita, complessandolo e finendo per renderlo una persona irrisolta ed infelice.
Dal momento in cui un medico di fama giunge d'urgenza presso una clinica privata, ecco che ci appare il corpo inanimato di Benedetto adulto, reso in fin di vita da circostanze che non ci vengono chiarite. Poi una serie di flash-back lunghi, ma assai ben scanditi, ci rendono possibile ripercorrere i tratti salienti della tormentata infanzia del giovane Benedetto, salvatosi per miracolo da una caduta rovinosa proprio nel giorno della sua prima comunione celebrata in odore di peccato mortale.
Poi scopriamo l'età adulta del medesimo personaggio, trascorsa in convento ad aspettare invano una chiamata che non arriva. Ne consegue la cacciata, e la vita tra i peccatori, circondato da tentazioni e dall'ossessione erotica di un corpo di donna da sempre desiderato e da sempre temuto.
Il film sfrutta la brillante sceneggiatura e, coadiuvato da un cast di validi attori in gran forma (Lionel Stander superlativo nel ruolo del farmacista nottambulo e filosofo, e Paola Borboni in quello della mancata suocera complottista), dà vita ad una commedia ironica e spassosa che gioca con l'antitesi l'erotismo/senso di colpa, riuscendo a produrci un quadro schietto e disilluso della eterna lotta tra un bene che forse è un miraggio, ed un male che finisce per fornire le più appaganti soddisfazioni di una vita inevitabilmente terrena. In regia Manfredi esordiente si dimostra padrone della materia, riuscendo a gestire una struttura complessa senza mai appesantire il corso degli eventi, ma anzi assecondando con brio la brillante ironia che sorregge lo script.
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